Marsilio vince, L’Aquila e piccoli Comuni decisivi. Il Pd vola, ma sconta alleati deboli, Analisi flussi

Centrosinistra primo a Teramo, Pescara e Chieti. Marsilio nel capoluogo e in provincia

L’Aquila e i piccoli Comuni decisivi per il centrodestra. Vola il Pd, ma alleati deboli
di Giovanni Diamanti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 11 Marzo 2024, 20:02 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 00:08

I dati della mattina, che avevano evidenziato una importante crescita di affluenza, si sono alla fine rivelati una mera illusione ottica che ha reso più amaro il risultato definitivo per il centrosinistra. Alla fine, la vittoria di Marsilio e del centrodestra è stata netta, più ancora del previsto, e a condannare il “Campo largo”, stavolta in formato extra-large, dai centristi al Movimento 5 Stelle passando per il Pd e la sinistra verde, è stato proprio il numero dei votanti, solo il 52%, record negativo nella storia elettorale della regione, nonostante il vano boom di affluenza mattutina.

Le aspettative di un testa a testa, va detto, erano più dettate dall’onda emotiva che dalla ragione: l’Abruzzo non è la Sardegna, e alle ultime elezioni politiche anche la somma delle tre anime del Campo largo (già difficilmente sommabili, come in ogni alleanza nel perimetro di una materia - la politica - in cui mai 1+1 può fare 2) risultava inferiore al dato del centrodestra.

Certo, il momentum era positivo, l’effetto-Todde aveva galvanizzato parte dell’elettorato progressista, il candidato funzionava, ma evidentemente tutto questo non è bastato ad arginare il risultato del centrodestra. La luna di miele del governo si è esaurita, ma la coalizione guidata da Giorgia Meloni rimane maggioranza relativa nel Paese.

Regionali Abruzzo, Forza Italia si rilancia e strappa voti anche agli alleati. Tajani lancia la nuova centralità tra FdI e Pd

CANDIDATI E LISTE

Addentrandoci negli esiti di questo voto, è interessante partire dal risultato dei candidati presidenti: in Abruzzo non è consentito quel voto disgiunto che in Sardegna fu fondamentale per ribaltare i rapporti di forza tra le coalizioni, ma i voti al solo Presidente hanno confermato la forza di D’Amico, che ne ha conquistati più di 20.000, il doppio di quelli ottenuti da Marsilio, governatore uscente.

A fare la differenza è stato, com’era prevedibile e come spesso accade nelle partite regionali, il voto di lista: l’ottimo risultato di Fratelli d’Italia, primo partito al 24%, non oscura il dato di Forza Italia, che con un 13,4% supera, in percentuale, sia il proprio dato di cinque anni fa sia il risultato delle elezioni politiche. La Lega scende di poco, al 7,6% (ma cinque anni fa superò il 27%), seguita poi dalla lista del Presidente e da liste moderate. Il Partito Democratico perde politicamente la sfida abruzzese, mostrando tuttavia un’invidiabile solidità: è il primo partito della coalizione progressista, ma superando il 20% è soprattutto il partito che cresce maggiormente dalle ultime elezioni politiche, in cui aveva ottenuto un non brillantissimo 16,6%. Rispetto alle regionali di cinque anni fa, quando ottenne un 11,1%, i suoi consensi sono quasi raddoppiati. Quella del MoVimento 5 Stelle, viceversa, è quasi una débacle: sulla carta, partiva ai nastri di partenza come prima lista della coalizione, forte di un 18,5% nel 2022, addirittura al 20% cinque anni fa. Non è andato oltre un 7% che lo relega al terzo posto nell’alleanza, superato anche dalla civica Abruzzo Insieme. Completano il quadro la lista dell’alleanza Verdi Sinistra, che pur migliorando i dati rispetto alle scorse regionali e politiche non va oltre un 3,6%, e le liste riformiste, che evidenziano ancora una volta il loro potenziale in caso di unità, ma mostrano tutti i limiti della loro divisione: il dato di Azione è un discreto 4% trainato dai consensi a Teramo (e in particolar modo a Roseto degli Abruzzi, terra del deputato azionista Sottanelli, dove tocca il 20%), ma sarebbe stato ben più lusinghiero assieme ai consensi della lista Riformisti e civici, a cui aderiva Italia Viva, ferma al 2,8%.

 

IL CENTRODESTRA E IL TERRITORIO

La vittoria del centrodestra ha poi due chiare chiavi territoriali. La prima, è il voto delle province: nei comuni capoluogo, complessivamente, D’Amico ha preso più voti di Marsilio, sfiorando il 51%. Ma è fuori dai capoluoghi che Marsilio ha trionfato, con quasi dieci punti di margine. La seconda, più specifica, è relativa alla provincia di L’Aquila, dove Marsilio ha superato l’avversario di più di 20 punti: D’Amico ha vinto – di qualche decimale - solo nella provincia di Teramo, perdendo di misura invece a Chieti e Pescara.

Complessivamente, dunque, il voto abruzzese rilancia un centrodestra che aveva vissuto due settimane di tensione, e ridimensiona notevolmente le ambizioni del campo largo. Tuttavia, è difficile immaginare la tornata elettorale di domenica come la pietra tombale su quest’alleanza: se è vero che ha nuovamente fallito alla prova del voto, è altrettanto vero che non si vedono ancora, al momento, formule più convincenti e competitive per il centrosinistra, soprattutto in occasione di elezioni a turno unico come le regionali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA