Elezioni in Piemonte e Basilicata, la difficile intesa tra Pd e M5s per i candidati

Ora tocca a Piemonte e Basilicata due regioni al voto tra pochi mesi e che ancora non vedono una quadra nella scelta dei candidati tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Senza dimenticare l'Abruzzo, molte le partite da giocare, difficili però le alleanze nel campo largo

Piemonte e Basilicata, difficile trovare un accordo per i candidati tra Pd e M5S
di Monica De Chiari
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Sabato 2 Marzo 2024, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 11:25

Dopo la vittoria in Sardegna tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle l'appello è «squadra che vince non si cambia». Anche quando in lista per le prossime regionali ci sono Basilicata in aprile e Piemonte a giugno, dove un'alleanza ancora non c’è. «È un percorso che si deve provare a fare in tutti i territori, quindi anche in Piemonte si proverà a farlo», mette a verbale il capogruppo dei 5S in Senato Stefano Patuanelli. «Spero che il segnale sardo arrivi a tutti i dirigenti del centrosinistra anche in Piemonte e Basilicata», gli fa eco il dem Andrea Orlando. Così anche il deputato piemontese dei rossoverdi Marco Grimaldi: «Non possiamo permetterci di cedere ancora una volta il Piemonte alle destre peggiori della storia Repubblicana. Non ci sono alibi per non seguire la strada della Sardegna». 

Il Piemonte 


Trovare una quadra sembrerebbe facile, ma così non è. Soprattutto in Piemonte, forse la regione dove i rapporti tra Pd e 5S sono al livello più basso dai tempi in cui la plenipotenziaria grillina Chiara Appendino era sindaca di Torino e il suo successore, il dem Stefano Lo Russo, tra i capi dell’opposizione: lui la denunciò per una questione di bilanci, lei fu assolta ma gliel’ha giurata: "mai più neppure un caffè insieme".

Senza dimenticare tornando indietro nel tempo delle elezioni nel 2016 vinte proprio da Chiara Appendino in netta contrapposizione con Fassino. Una faida in atto da decenni. Il problema è che non si tratta soltanto di questo. Da qualche mese il pomo della discordia è il nuovo ospedale pubblico della Pellerina, progetto della regione con fondi Inail su cui il Comune ha dato il via libera. La questione è che la struttura dovrebbe sorgere in un’area attualmente occupata da giostre limitrofa al parco della Pellerina, contro la quale i cittadini hanno fatto partire una protesta che il M5s ha prontamente deciso di cavalcare. «Noi gli unici dalla parte dei cittadini: centrodestra e centrosinistra quando si tratta di consumare suolo vanno d’accordo. E non ascoltano nessuno», il refrain che la capogruppo 5S in Regione Sarah Disabato porta avanti da mesi. Nei tavoli programmatici che da gennaio i due partiti hanno provato a mettere in piedi la questione non si è risolta: i grillini vogliono che il sindaco faccia retromarcia e individui una nuova area già cementificata per il nuovo ospedale. Ma Lo Russo non ha alcuna intenzione di frenare sul nuovo ospedale. Tanto che la questione della Pellerina rischia di diventare «come il termovalorizzatore di Roma: uno scoglio insormontabile», spiega una fonte che lavora all’intesa. Chi conosce Torino racconta che «sia tra i dem che i 5S sono davvero pochi a credere nella possibilità di un accordo per la Regione». Di seguaci di Schlein ce ne sono pochissimi in consiglio comunale. E i grillini si dividono tra chi contesta il Pd da destra e chi da sinistra, da posizioni No Tav. «Se Schlein e Conte non impongono un accordo dall’alto non si farà mai», dicono le fonti. Ai 5S non è bastata neppure la candidatura di Chiara Gribaudo, molto vicina a Schlein, che da mesi va ripetendo quello che dopo la Sardegna è diventata l'unica chiave di lettura possibile: «Senza coalizione non entriamo neppure in partita».


Nel frattempo un limite temporale è stato posto. «Serve uno scatto di responsabilità e serve subito. Non c’è più un minuto da perdere», ha commentato Domenico Rossi segretario del Pd piemontese. Lui stesso ha fissato nel 20 marzo la deadline: senza intesa il Pd sceglierà il suo candidato. Se Conte e Schlein non troveranno l’intesa su Gribaudo, che sarebbe nelle cose dopo il sì della segretaria a Todde, l’ultima spiaggia sarà un profilo civico. Tre i nomi possibili: il presidente dell’ordine dei medici Guido Giustetto, la segretaria del sindacato dei medici Chiara Righetti o l’ex rettore Guido Saracco . Altrimenti ognun per sè verso la sicura riconferma di Cirio.

La Basilicata 


In Basilicata un candidato progressista è in campo da mesi: si tratta di Angelo Chiorazzo, cattolico, vicino alla comunità di Sant’Egidio, dirigente del mondo cooperativo bianco. Candidato in autonomia, ha ricevuto il sostegno del Pd, ma i gruillini sono divisi: il sindaco di Matera Domenico Bennardi lo sostiene, così come l’ex sottosegretaria Mirella Liuzzi. Ma il coordinatore regionale Arnaldo Lomuti resta sul no: pesa il passato di Chiorazzo in Cl e l’amicizia con Gianni Letta. «La Basilicata abbia lo stesso coraggio della Sardegna», l’appello di ieri di Chiorazzo. Dalla Basilicata possiamo lanciare un messaggio politico forte a tutta l’Italia, con la stessa umiltà e generosità che hanno reso possibile il successo di Alessandra Todde: un centrosinistra unito e che apre senza timori al civismo è realmente competitivo». A suo sostegno l’ex ministro Roberto Speranza, che ribadisce di non avere alcuna intenzione di candidarsi: «Mi auguro che nel campo progressista cadano veti e pregiudizi, e si apra con Chiorazzo un confronto di merito sul programma e sui contenuti».

Giuseppe Conte non è convinto: "In Basilicata è stato indicato unilateralmente un candidato. Io ho sempre detto che si converge prima sui temi, sui progetti, e dopo si trova l'interprete migliore", ha affermato il presidente 5S. Ma ci tiene a ribadire come la trattativa sia ancora aperta, "ci stiamo assolutamente lavorando e cercheremo di favorire accordi ovunque possibile''. Però prima ci sono le elezioni in Abruzzo del 10 marzo a cui dare la priorità: "Ma adesso parliamo di Abruzzo perché è la competizione più imminente e dobbiamo assolutamente concentrarci con tutto il nostro impegno e tutta la nostra credibilità''. Questo perché la questione in Abruzzo potrebbe essere più aperta di quanto si pensasse fino a poco tempo fa. Conte mette dunque prima l'Abruzzo, mentre già sabato ci sarà la Potenza a Direzione regionale del Pd lucano e da Roma arriveranno i responsabili Enti Locali della segreteria Schlein. Una riunione che potrebbe segnare uno spartiacque, in un senso o nell'altro. I Dem ritengono la regione contendibile, a patto ovviamente che il centrosinistra si presenti unito. 

Ma il Piemonte rimane la vera sfida, dove andare divisi sarebbe quasi una vittoria a tavolino data a un centrodestra già competitivo. Eppure al momento, la possibilità di un'intesa resta ancora remota e il percorso tutto in salita per dissapori e distanze ormai cristallizzate nel tempo a livello locale. 

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