Forza Italia, primo congresso dopo Berlusconi. Tajani: «Noi al centro tra FdI e il Pd»

Il vicepremier oggi sarà eletto segretario. «Noi in Champions, ma Silvio era Maradona»

Forza Italia, primo congresso dopo Berlusconi. Tajani: «Noi al centro tra FdI e il Pd»
di Emilio Pucci
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Sabato 24 Febbraio 2024, 00:55

Quasi alla fine del suo intervento si commuove, gli scappa qualche lacrima quando ricorda che ha dedicato trent’anni di vita a Forza Italia, «la mia casa, la mia famiglia». Ammette di trovarsi in difficoltà ad indossare la fascia di capitano del partito perché si sente «un giocatore della squadra di Maradona che deve giocare la finale della Champions ma Maradona non c’è più». Antonio Tajani si candida a segretario, prende sulle spalle il movimento che per tanti anni è stato di Silvio Berlusconi, illustra il manifesto azzurro con una relazione a tutto campo, lancia la sfida per le prossime elezioni, «c’è uno spazio enorme tra Meloni e Schlein», invita le forze del popolarismo in Italia a costruire una casa («ma non siamo né un taxi né un albergo a ore») per i moderati. Ma quello che emerge dalla prima giornata del congresso di Forza Italia è soprattutto la blindatura del governo e l’asse con Giorgia Meloni. «Si va avanti 5 anni», ribadisce il vicepremier e ministro degli Esteri, «lei è un alleato leale, rispetta la nostra identità».

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IL SALUTO DI MELONI

«Il centrodestra non è un incidente della storia, siamo insieme per scelta, Tajani ha saputo raccogliere l’eredità di Berlusconi», sottolinea anche la premier in un video, chi pensava che il partito azzurro scomparisse dopo la morte del Cavaliere «si sbagliava». «Stiamo governando con grande compattezza, velocità e concretezza», dice il premier che non esclude una riedizione del modello dell’alleanza in Europa, attacca la sinistra che «fa di tutto per impedire l’inversione di rotta» e ribadisce come la riforma costituzionale sia «la madre di tutte le riforme, è un impegno solenne che manterremo».

Al palazzo dei congressi all’Eur tra gli ospiti c’è il presidente del Senato La Russa, a condurre i lavori sono i capigruppo di Senato e Camera, Gasparri e Barelli, ci sono i delegati da tutta Italia, i rappresentanti di tutti gli altri partiti (non quelli di Avs), nel parterre anche Descalzi, Scaroni e Sangalli, arriva Paolo Berlusconi, non Marta Fascina, ci sono foto del Cavaliere dappertutto, viene trasmesso il suo ultimo discorso al Senato, quando si pronuncia il suo nome dalla sala si alza una standing ovation.

Ma lo sguardo è rivolto al futuro. Alle Europee, l’obiettivo è raggiungere il 10%. «Grazie al lavoro che stiamo facendo e all’impegno corale di tutti possiamo in questo momento tornare a essere i grandi protagonisti della politica italiana», Forza Italia «è un porto sicuro, l’Italia non ha bisogno di ciarlatani», afferma Tajani. Prende la parola dopo l’inno azzurro e gli attestati di stima nei suoi confronti che arrivano dai vertici del Ppe, dalla presidente della Commissione Ue, von der Leyen, e il presidente del partito popolare europeo, Manfred Weber. Parla per un’ora e mezza. Parte dalla politica estera: la morte di Navalny «ci riporta ai metodi dell’Urss», sul conflitto in Medio Oriente, «abbiamo il dovere di chiedere agli amici di Israele il rispetto dell’umanità». 

LE IDEE

Poi l’attenzione è rivolta ai temi italiani. Alla giustizia: «La separazione delle carriere dei giudici è fondamentale ma non è una battaglia contro la magistratura», la situazione nelle carceri «è inaccettabile», la mafia è «il male assoluto, mi fa schifo». Il vicepremier elenca le battaglie storiche azzurre: sulle privatizzazioni «si va avanti, è giusto che il Tesoro metta sul mercato la sua partecipazione azionaria in Mps. Non abbiamo bisogno di uno Stato banchiere», sulla casa «non ci sarà mai una patrimoniale», «chiediamo alla Bce di cambiare la politica dei tassi». E sul concetto di famiglia: «Ha una funzione sociale, riconosciuta anche dalla Costituzione», questo «non significa meno rispetto per qualsiasi altro stile di vita. In uno Stato liberale i cittadini non possono essere mai in nessun caso discriminati per le loro scelte e i loro legittimi orientamenti». Non cita mai la Lega, sottolinea che in Europa «non si faranno accordi con l’estrema destra». Cita il ponte dello stretto, un’idea di Berlusconi, «dobbiamo rispettare i costi e i tempi». Ricorda l’autonomia differenziata, «siamo d’accordo ma no a danni del Sud». Sulle riforme ribadisce che non devono essere fatte a maggioranza, «ma no al potere dei veti». Propone una Silicon Valley nel Mediterraneo, sulla scuola suggerisce di valutare se sono troppi cinque anni per l’istruzione superiore. Non mancano i ringraziamenti. Alla famiglia Berlusconi «che non ha mai fatto mancare il suo sostegno» al partito, a Gianni Letta, ai dirigenti azzurri che si alternano sul palco, a partire da chi si è candidato alla carica di vicepresidente del partito (Bergamini, Occhiuto, Cirio e Benigni) e dai ministri Pichetto Fratin, Zangrillo, Casellati e Bernini. «Abbiamo altri 30 anni di futuro», promette Tajani.

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