Egitto e Algeria. L'Italia fa tappa dai due pesi massimi del Mediterraneo. Al Cairo la missione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, domani. Domenica, ad Algeri, è invece attesa la premier Giorgia Meloni. Due viaggi, un solo disegno. E cioè, riprendere in mano le redini della diplomazia mediterranea.
I DOSSIER
Migranti, sicurezza, energia, è un tavolo sovraffollato di dossier quello che attende al varco premier e vicepremier italiani. Sullo sfondo, i due punti cardinali della bussola nordafricana di Palazzo Chigi e Farnesina. Da una parte il rompicapo Libia, divisa tra due governi (e mezzo) e terra di procura per potenze straniere, dalla Turchia alla Russia. Dall'altra la fuga italiana dal gas russo che trova nella visita di Meloni in Algeria una possibile chiave di volta.
LA STRATEGIA
Andiamo con ordine.
Più facile a dirsi: quando si parla di rotte di migranti dall'Africa subsahariana verso le coste italiane, la Tunisia è un vero e proprio scolapasta. Un terzo dei migranti arrivati in Italia nel 2022 ha attraversato il, Paese nordafricano, uno su cinque ha la nazionalità tunisina. Senza contare che il Paese un tempo ritenuto isola felice nel mare di instabilità nordafricana e uscito tuttosommato integro dalle primavere arabe è oggi una polveriera di tensioni sociali ed economiche con un risentimento montante contro il sistema-Saied.
TAJANI IN EGITTO
In Egitto domani atterrerà per dare seguito al dialogo avviato tra Meloni e il presidente Al Sisi durante il summit di novembre a Sharm el Sheik. In agenda i dossier economici - l'interscambio vale pià di 5 miliardi di euro - e un possibile aumento delle forniture di Gnl egiziano a Roma. Oltre ai diritti umani: Amnesty International ha chiesto a Tajani di far sentire la voce del governo sull'omicidio irrisolto di Giulio Regeni, e dalla Farnesina confermano che la questione non resterà sullo sfondo, anzi.
MELONI AD ALGERI
Poi, domenica, il viaggio di Meloni ad Algeri. Sulla scia di una grande scommessa: quella che ha portato l'Italia a puntare le fiche della sua strategia energetica sull'Algeria, oggi primo partner per i rifornimenti del Belpaese, con un export di gas che nel 2023 raggiungerà il 38% del fabbisogno nazionale, quasi eguagliando i livelli dell'interscambio russo prima della guerra in Ucraina.
Gli affari vanno bene per il business del petrolio e del gas algerino, gonfiato dall'impennata dei prezzi a cui cerca di mettere una toppa l'Ue (non a caso ad Algeri non entusiasma - eufemismo - il price-cap europeo introdotto sul gas russo). All'orizzonte c'è un aumento significativo della produzione di idrocarburi dell'alleato nordafricano che quest'anno raggiungerà i 200 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, un record dal 2010. Con queste premesse Eni e Sonatrach, le due compagnie di bandiera, firmeranno un nuovo accordo per le forniture di metano e Snam siglerà un'intesa per produrre idrogeno verde nel Paese sulle coste nordafricane.