Giorgetti a Rimini rilancia il tema della natalità. Cosa dicono i dati (e cosa non fare per risolvere i problemi)

Il fenomeno non riguarda solo l'Italia. La Svizzera ad esempio ha perso 120mila lavoratori nel 2022. E alzare l'età pensionabile aggrava il problema, avverte Bankitalia

Le parole di Giorgetti al Meeting di Rimini rilanciano il tema della natalità. Cosa dicono i dati (e cosa non fare per risolvere i problemi)
di Riccardo Palmi
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Martedì 22 Agosto 2023, 10:13 - Ultimo aggiornamento: 10:16

«Non c'è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo Paese». Non ci gira troppo attorno il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in videocollegamento con il Meeting di Rimini. Il calo demografico e il progressivo invecchiamento della popolazione italiana sono fenomeni che in un futuro non troppo remoto avranno conseguenze pesanti sulle finanze pubbliche. E se le cose non cambieranno, è difficile trovare leggi risolutive.

La questione non è certo nuova. Un paio di anni fa l'allora premier Mario Draghi aveva dichiarato agli Stati generali della natalità a Roma: «Un'Italia senza figli è un'Italia che non crede e non progetta». L'allora presidente del Consiglio aveva assicurato l'impegno del governo «su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne». Nel 2022 arrivò ad esempio il Family Act, la misura promossa dall'allora ministro per le Pari opportunità e la Famiglia che prevedeva, tra le altre cose, l'istituzione di un assegno universale mensile per ogni figlio, congedi parentali e misure per sostenere l’affitto della prima casa. Il tema però è stato richiamato più volte anche dalla attuale premier Giorgia Meloni.

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Qualche numero (e un fenomeno diffuso)

La denatalità è l'altra faccia dell'invecchiamento della popolazione. Qualche dato aiuta a capire di cosa si parla: negli ultimi venticinque anni, l'età media degli italiani è salita da 38 a 44 anni. Nello stesso arco di tempo gli occupati under 35 sono diminuiti di 3,6 milioni mentre quelli con più di 45 anni sono cresciuti di 4,2 milioni (dati Adapt). Solo nel 2022 l'Italia ha visto diminuire di 133mila unità le persone in età di lavoro (15-64 anni).

Allargando lo sguardo agli ultimi cinque anni il calo è di 756mila persone. Una diminuzione solo in parte compensata dalla crescita della popolazione straniera. Il fenomeno poi non è limitato alla sola Italia: in Svizzera, ad esempio, a causa dell'invecchiamento demografico, alla fine del 2022 c'erano più di 120mila posti di lavoro vacanti, record dal 2003.

E se mancano i lavoratori, anche il welfare è a rischio. In Germania, il premier Scholz ha detto chiaro e tondo ai tedeschi: «Serve manodopera qualificata straniera o le pensioni sono a rischio». Quella che sembra prospettarsi in un futuro abbastanza vicino è una competizione tra Stati europei (e non solo) sui profili stranieri qualificati per sopperire alle carenze in alcuni specifici settori, lasciando agli altri Paesi quelli poco o per nulla formati.

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I dati di Bankitalia sull'aumento dell'età pensionabile

Al contrario, la mossa di alzare l'età pensionabile non farebbe che aggravare il problema: secondo uno studio condotto da Edoardo Frattola di Bankitalia ("Parental Retirement and Fertility Decisions across Family Policy Regimes"), esiste una correlazione tra l'età in cui un genitore va in pensione e le decisioni di fertilità dei suoi figli. Questo però vale solo nei Paesi mediterranei, Italia inclusa. Infatti, in questi Stati i nonni hanno un peso rilevante nell'aiuto familiare, ben più che nei paesi del Nord Europa: ciò in ragione dei legami familiari più forti ma anche per via delle carenze nelle politiche familiari pubbliche. Per questo, non poter contare sui nonni implica una serie di costi legati alla gestione dei bambini e una maggior difficoltà a conciliare vita e lavoro, con ricadute sulla natalità. Non a caso, infatti, nei sondaggi sul come migliorare la natalità In Italia spesso si chiedono «più asili e strutture di aiuto nella gestione dei bambini». Dati sui quali occorre una riflessione quanto mai urgente per impostare politiche pubbliche realmente efficaci.

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