Giorgetti alla Camera. E Salvini lo blinda: «Coerenti, lui è saldo»

Il leader della Lega: «Fiero della bocciatura del Mes». Le opposizioni: «Ora si dimetta»

Giorgetti alla Camera. E Salvini lo blinda: «Coerenti, lui è saldo»
di Francesco Bechis
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Domenica 24 Dicembre 2023, 09:14 - Ultimo aggiornamento: 16:19

ROMA - È più di una difesa d'ufficio. Matteo Salvini blinda Giancarlo Giorgetti. Dimissioni in vista? Macché, il ministro dell'Economia è «saldo» e resterà al suo posto, mette a verbale il vicepremier e ministro della Lega. E la bocciatura del Mes, da cui Giorgetti è sembrato prendere le distanze, non è stata altro che «una scelta di coerenza». Intanto il titolare del Mef ci mette la faccia: sarà alla Camera il 27 dicembre, quando la manovra sarà in dirittura d'arrivo.

LA DIFESA

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Le opposizioni chiedono al titolare del Mef e numero due della Lega di fare un passo indietro. Troppe le distanze con la sua stessa maggioranza sulla bocciatura del fondo salva-Stati alla Camera giovedì, accusano. Quel fondo che, ha ammesso lo stesso Giorgetti, il ministro dell'Economia «aveva interesse a firmare». «Abbiamo condiviso, scelto e fatto tutto per il bene degli italiani, ne sono e ne siamo orgogliosi» risponde secco Salvini. E si affretta subito, il "Capitano", a smentire le voci di un ministro, il suo, uscito "indebolito" dalla vicenda Mes. «Assolutamente no. Lascio che i giornali scrivano quello che desiderano, abbiamo fatto una grande cosa per l'Italia».

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Si dirada così, in una mattina di ante-vigilia, la nebbia che si era addensata sulla maggioranza dopo il voto alla Camera che ha affossato il fondo salva-Stati con il no di Lega e Fratelli d'Italia e l'astensione di Forza Italia e Noi Moderati. Per Salvini non esiste nessun "caso Mes". Neanche con Giorgetti che pure non ha nascosto, in pubblico e in privato, le sue remore sul guanto di sfida lanciato dal governo a Bruxelles. Remore che restano ma non fanno presagire alcuna rottura. Forse per questo il ministro dell'Economia, chiamato e provocato dalle opposizioni, ha deciso di rispondere "presente" e ha annunciato che sarà alla Camera il 27 dicembre, in Commissione Bilancio. Un'occasione per commentare la manovra al suo ultimo giro di boa, di Mes e Patto di Stabilità si parlerà più avanti a Montecitorio, precisano fonti del Mef. Ma è anche un messaggio inviato a chi immagina il ministro con un piede fuori dal governo, pronto al passo indietro in protesta. Così non stanno le cose. «Ieri ci siamo visti», ricorda ai cronisti Salvini con un sorriso sornione. Poi smorza, come sempre. «La Lega ha sempre avuto la stessa idea da 10 anni a questa parte. Abbiamo sempre votato nella stessa maniera e il governo ha avuto una maggioranza compatta». Niente Mes-gate in maggioranza, assicura il vicepremier smentendo fra l'altro l'irritazione per l'astensione di Forza Italia che era «ampiamente comunicata, nessun problema». I dubbi di Giorgetti? «Come merce di scambio» per ottenere un buon compromesso sul nuovo Patto di Stabilità, spiega Salvini, il Mes sarebbe servito, «probabilmente è vero». Ma il compromesso raggiunto dopo il blitz di Francia e Germania, agli occhi di Palazzo Chigi, non è poi così buono. E affondare il fondo Salva-Stati, rivendica il leghista, è stata dunque «una scelta coerente», «abbiamo fatto quello che era giusto fare, ne vado molto orgoglioso».

IL PRESSING

Caso chiuso? Non esattamente. Se il centrodestra fa quadrato intorno al titolare dei conti pubblici, per le opposizioni Giorgetti è un bersaglio facile. «Il governo è incapace di stare in Ue con dignità», attacca il leader di Azione Carlo Calenda, «è stato fatto il contrario di ciò che serviva. La pagheremo». Mentre Pier Ferdinando Casini batte sui denti dolenti della maggioranza rispolverando uno dei tanti aneddoti Dc: «Ricordo un leader del partito che a proposito di un esponente di governo dell'epoca, mi diceva: "È un uomo intelligente, ma non è un ministro di polso, al massimo di polsino"», punge il senatore. Il fuoco di fila però rimbalza sullo scudo issato da Salvini per difendere il suo ministro e numero due. Giorgetti invece aspetta che la tempesta passi.
Ai suoi stretti che lo hanno incalzato sulla bocciatura del Mes decisa dal tandem FdI-Lega il ministro dell'Economia ha confessato i timori per i mesi che verranno. Quando dovrà «spiegare di persona» lo schiaffo italiano ai partner europei che puntavano sullo scivolo per le banche previste dalla nuova versione del Meccanismo di stabilità. Si parte con l'Ecofin in programma il 17 gennaio. Ma il veterano lombardo del Carroccio non ne fa un dramma. Lo stop italiano al Mes, lo sa bene chi come lui da mesi deve rispondere alle domande dei partner Ue a Bruxelles, era stato messo in conto da tempo. È andata così. Lui invece, per il momento, non andrà da nessuna parte.

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