All’indomani della piazza unitaria per la pace, quella romana con Conte uber alles ma con Letta che non ha rinunciato a partecipare, la momentanea convergenza, più dettata dall’evento di Piazza San Giovanni che da vera sintonia, tra il leader stellato e quello dem è subito destinata ad essere superata.
Roma, la piazza dei "pacifisti" dimentica Putin e grida solo contro la Nato. Contestato Letta
Perché? «Perché noi - assicura uno dei big del Pd, che è stato anche ministro - sugli aiuti all’Ucraina abbiamo sempre tenuto la barra dritta e non potremo non votare anche il decreto su nuovi invii di armi a Kiev che entro Natale sarà fatto votare in Parlamento da Giorgia Meloni». Conte griderà il suo no, Letta - che pur avendo sfilato ieri al corteo che invocava il disarmo e la fine dell’appoggio militare a Zelensky - invece tornerà nell’alveo nell’atlantismo più convinto e profondamente radicato nel suo Dna politico e nei comportamenti fin qui tenuti durante l’esecutivo Draghi, e convergerà a favore del provvedimento a cui sta lavorando il ministro della Difesa, Crosetto.
UNITI IN PIAZZA DIVISI A PALAZZO
Uniti in piazza e divisissimi nel Palazzo: questa lo schema lacerante che M5S e Pd hanno già messo nel conto e la frattura sull’Ucraina si rifletterà su tutto, comprese l’alleanza molto in bilico e forse impossibile tra i due partiti per le Regionali nel Lazio a inizio 2023.
LA MANIFESTAZIONE
E dunque il Pd ha aderito ad una manifestazione che aveva una piattaforma e slogan opposti a quelli caldeggiati dai dem per 8 mesi ma adesso, dopo il bagno di piazza, Letta è pronto a tornare alle origini: e a votare per le armi a Kiev già votate ai tempi di Draghi, e così a chiudere con Meloni - sulla politica estera - una tregua, la stessa che riavvicina, ma solo su questo, il Nazareno alle posizioni di Calenda e Renzi lontanissime e ostilissime rispetto a quelle di Conte.