Morassut: «Grazie a Draghi questo è il momento giusto per rafforzare la Capitale»

Morassut: «Grazie a Draghi questo è il momento giusto per rafforzare la Capitale»
di Mario Ajello
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Domenica 15 Agosto 2021, 07:24

Onorevole Morassut, Conte dice che la rinascita di Milano è quella che può riattivare l'Italia. Ma davvero?
«Il problema è quello del rilancio di politiche sulle città con una nuova legislazione urbanistica da troppi anni ferma al palo e che impedisce una reale rigenerazione delle periferie».

Sta parlando soprattutto di Roma?
«Parlo in generale delle grandi aree metropolitane e in particolare di tre: Roma, Napoli e Milano. Occorrerebbe una legge che attribuisca loro, e ne ho già parlato con Gualtieri, Manfredi e Sala, poteri speciali anche legislativi».

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Ma mica si può equiparare Roma alle altre città!
«Ho presentato una proposta per i poteri speciali per Roma e un'altra per tutte e 3 le città.

Perché ritengo che l'obiettivo di dare alla Capitale i poteri che merita per le sue funzioni, sia più facile costruendo un'alleanza con le due altre metropoli italiane».


Conte dove sbaglia nella sua insistenza su Milano?
«Pone un problema parziale. Milano in questi anni ha avuto molto. Chi non ha avuto abbastanza è anzitutto Roma ma anche una grande città come Napoli».


Quindi è il Centro e il Sud che sono stati penalizzati?
«Sì, abbiamo avuto negli ultimi 20 anni un altro ciclo di arretramento del Centro e del Sud. Se si pone il tema di Milano, non si può ignorare la irrisolta questione romana. La Capitale aveva una sua legge speciale, seppur imperfetta, la 396 del 1990 e che venne approvata durante il governo Amato ma era stata il frutto di decenni di confronti. Nel 2009 però fu di fatto abolita con il cosiddetto patto della pajata tra la Lega e il resto del centrodestra».

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Ma il governo Conte, di cui lei faceva parte come sottosegretario, non ha fatto nulla per Roma. O ricordiamo male?
«Più volte io, proprio da sottosegretario oltre che da parlamentare romano, ho sollevato il tema di una legislazione speciale per Roma, presentando una serie di proposte che ora sono all'esame della commissione Affari costituzionali. Ma in generale tutti i governi passati hanno trascurato gravemente il problema dei poteri della Capitale e la necessità del loro robusto rafforzamento».


Si è sempre avvertito un nordismo strisciante e bipartisan?
«Sì, e Roma ha continuamente sofferto, fin dall'inizio della sua storia come Capitale italiana, di un malcelato o esplicito senso di insofferenza generalizzato per il suo primato».


Le posizioni di Conte si inseriscono in questo errore?
«Semmai, non colgono l'interezza della questione. Le fornisco qualche numero. Roma, Milano e Napoli hanno ormai aree metropolitane integrate che concentrano un quinto della popolazione italiana: 12 milioni di abitanti. E' evidente che non si può parlare soltanto di Milano, occorre parlare del problema nel suo insieme. E uscire dal rischio storico di contrapporre il Nord e il Sud».

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Milano in questi decenni ha avuto tanto, in termini di energie, di intelligenze e di forza economica dal resto del paese, e ha ridato poco. E' così?
«Come tutte le aree italiane, anche questa merita di avere le prerogative essenziali per avere sviluppo. Ma pagherà sempre il peso dell'arretratezza del Centro Sud e della Capitale se Roma non otterrà adeguate prerogative. Lo squilibrio va colmato. Tramite una forte visione nazionale che abbia al centro Roma. Non si può parlare di Milano senza parlare di Roma. E lo si deve fare in maniera pragmatica e non retorica. Per esempio, nel decreto semplificazioni approvato alla Camera a luglio, d'intesa con Annagrazia Calabria di Forza Italia con la quale eravamo relatori del provvedimento, abbiamo inserito una norma che prevede il sindaco di Roma nella cabina di regia del Pnrr. Una cosa importante».


Lei è considerato il padre di una possibile riforma dello status di Roma. Quando si arriverà davvero a farla?
«Sta prevalendo l'idea, recepita anche nel testo ora nelle mani della ministra Gelmini, di una modifica costituzionale che contempli poteri legislativi per la Capitale. Sarebbe una svolta storica. Si può approvare entro il 20 settembre, data assai evocativa come si sa, quella della Breccia di Porta Pia. Mai come ora, del resto, possiamo contare su un presidente del consiglio che è romano e che ha una grande autorevolezza in Europa nel pieno della stagione delle riforme. L'Europa chiede sane politiche urbane e, di conseguenza, che Roma sia una risorsa non solo pienamente italiana ma anche continentale e mondiale».

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