L’Europa ora è più disponibile sul Pnrr. La realizzabilità dei progetti, resa più agevole da alcuni correttivi che tengano conto anche dell’effetto guerra, è ora un capitolo più vicino anche alle sensibilità della Commissione europea. «Certamente c’è un margine» per rinegoziare i termini del Piano, e «quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità», ha chiarito ieri il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, a margine del Workshop Ambrosetti. «Abbiamo già approvato la revisione di piani per tre paesi, Lussemburgo, Germania e Finlandia, naturalmente si trattava di piani in relazione all’economia di quei paesi meno importanti di quanto possa essere il piano dell’Italia, Spagna, Romania e Portogallo: paesi in cui il piano è molto importante», ha aggiunto. Ma il messaggio è chiaro: il «successo del Pnrr è un obiettivo comune. Penso che il governo italiano sia consapevole dell’interesse della Commissione a chiudere positivamente questa pratica», ha continuato Gentiloni.
CONTESTO INCERTO
La linea del governo è stata ribadita dal ministro Giancarlo Giorgetti, che rispedendo «al mittente polemiche inutili», ha confermato il Piano come «priorità» concordando sulla «necessità di un’analisi per avere un quadro preciso sulla realizzabilità complessiva degli interventi previsti» per superare le criticità ma anche «nel caso per rivedere i piani iniziali».
GARANZIE ALLO STUDIO
Le «garanzie sono invece allo studio del Mef: è una proposta che vorremmo portare anche in Europa per contribuire a migliorare il sistema che permette alle imprese, soprattutto quelle che affrontano grandi progetti infrastrutturali, di avere un sistema più friendly, e avere la possibilità quantomeno di partire con il cantiere», ha spiegato Giorgetti. Di realizzabilità dei progetti ha parlato ieri anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha puntato il dito contro «la serie di interventi a pioggia previsti nel Pnrr» invece di «concentrate le risorse, non gratis, sui progetti che davvero servivano al Paese, un Paese che tra l’altro non ha un track record positivo nella realizzazione delle opere pubbliche». Intanto, secondo i dati dell’Osservatorio Pnrr di The European House-Ambrosetti, solo il 6% dei finanziamenti è stato speso e solo l’1% dei progetti è completato. Inoltre, il 65% dei progetti passa dai Comuni e il 60% di questi passa dai Comuni con meno di 5.000 abitanti, con notevoli difficoltà nella gestione dei progetti stessi.