Piazza San Carlo, da atti inchiesta lacune e omissioni

Piazza San Carlo, da atti inchiesta lacune e omissioni
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Aprile 2018, 22:08 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 15:30

«Noi abbiamo un problema, lei è il responsabile». Aveva un «tono imperioso» il collaboratore di Chiara Appendino quando, il giorno dopo la tragedia di piazza San Carlo, telefonò all'architetto Enrico Bertoletti. Il professionista si era occupato di vari aspetti legati alla progettazione della serata-evento del 3 giugno 2017. E fu lui stesso, quando venne interrogato dai pubblici ministeri, a raccontare l'episodio, lasciando intendere che qualcuno tentò di trasformarlo in un capro espiatorio.

«Mi disse - spiegò Bertoletti - che ero il responsabile di tutta la gestione dell'evento. Fui molto sorpreso e risposi che non lo ero di nulla, ad eccezione dell'incarico che svolsi in qualità di tecnico: predisporre il piano di cantiere e il piano di evacuazione». Bertoletti, con la sindaca Chiara Appendino, l'allora questore Angelo Sanna e l'ex capo di gabinetto Paolo Giordana, è in effetti uno dei quindici indagati che hanno ricevuto l'avviso di chiusura indagini per disastro, lesioni e omicidio colposo. Ma non è l'unico. In piazza lavorò da libero professionista. Turismo Torino, la partecipata dal Comune che organizzò la manifestazione, gli affidò il lavoro il 29 maggio, a brevissima scadenza. «Chiesi un compenso di 6.300 euro e mi dissero che erano troppi. Allora ne proposi 4.700».


LA VICENDA
Un siparietto che sembra il simbolo di quello che ruotò attorno alla serata del 3 giugno: pochi soldi, poco tempo. Il tutto per un evento (la proiezione su maxischermo della finale di Champions) che raccolse quarantamila persone. Turismo Torino fece presente che non aveva steward per sorvegliare gli accessi e, secondo i pm, bastava questo per annullare la serata. Il questore Sanna, interrogato sul punto, disse che «superò il problema» potenziando la presenza di poliziotti e carabinieri e trasferendo 50 uomini dal presidio di sorveglianza del cantiere Tav di Chiomonte.

«Da parte mia fu una bella responsabilità», ammise. Il resto è un intreccio di omissioni, lacune, informazioni che non circolavano. Michele Mollo, capo di gabinetto della Questura, anche lui indagato, dice che per quel che riguarda le transenne, diventate una trappola per chi era in piazza quella sera, «nessuno ci disse che la loro posizione differiva da quella della planimetria, che peraltro presentava elementi di incomprensibilità». Non si riunì il Comitato per l'ordine pubblico (eppure l'attentato terroristico di pochi giorni prima a Manchester aveva destato allarme), non fu mai nominato un responsabile della sicurezza dell'intera manifestazione (anche se la Commissione di vigilanza lo aveva previsto).

A giudizio di Bertoletti, la società Turismo Torino fu trattata come «il salvagente del Comune su cui scaricare tutto». Ma l'architetto aggiunse che, nonostante questo, il 3 giugno in piazza erano presenti dirigenti e funzionari di Palazzo Civico «in attività decisionale». Chiara Appendino, nel suo interrogatorio del 20 novembre, affermò che «se qualche singolo ha tenuto comportamenti anomali rispetto al suo ruolo io questo non lo posso sapere e mai ne sono stata informata».

© RIPRODUZIONE RISERVATA