Concordia, il pg della Cassazione chiede pena più alta per Schettino

Concordia, il pg della Cassazione chiede pena più alta per Schettino
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Giovedì 20 Aprile 2017, 15:22 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 08:10
Il procuratore generale della Cassazione Francesco Salzano ha chiesto la conferma della condanna a sedici anni di reclusione e un mese di arresto per l'ex comandante Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia all'Isola del Giglio, nell'arcipelago toscano, del 2012 dove morirono 32 persone. Salzano, dopo aver chiesto la «irrevocabilità» di tutte le accuse contestate a Schettino e alla condanna stabilita in appello, ha chiesto alla Suprema Corte di accogliere il ricorso del pg della Corte d'Appello di Firenze sulla configurabilità dell'aggravante della colpa cosciente nella previsione che nel naufragio ci sarebbero state vittime. Se la richiesta verrà accolta, ci sarà un appello bis con il rischio di aggravamento della pena già inflitta a Schettino, condannato in primo e secondo grado a 16 anni e un mese di reclusione.

«Schettino era consapevole che sul lato sinistro della nave si trovavano ancora duemila persone, e che solo 1500 passeggeri erano scesi con le scialuppe di dritta perché glielo aveva detto il personale di bordo: in quanto comandante, con posizione di garanzia, aveva l'obbligo di restare sulla nave fino all'ultimo, invece quando si calò sulla scialuppa sapeva che dietro di lui c'erano altri ufficiali rimasti sulla Concordia», ha sottolineato ancora il pg della Cassazione. Secondo il pg, da parte di Schettino c'è stata anche una «latitanza gestionale», dopo aver causato il naufragio con morti e feriti, che ha fatto si che l'emergenza «non è stata da lui organizzata e controllata». «Schettino, sceso dalla nave, non si tiene nemmeno in contatto radio con i suoi ufficiali e accetta di rimanere all'oscuro sul destino di circa duemila persone». Il pg ha ricordato che i vigili del fuoco salvarono 700 persone salendo a bordo.

«È stato un naufragio di tali immani proporzioni e connotato da gravissime negligenze e macroscopiche infrazioni delle procedure» che non è possibile concedere le attenuanti all'ex comandante Schettino che «non inviò il segnale di falla all'equipaggio per far scattare l'ammaina scialuppa e mettere subito in salvo i passeggeri», ha deto ancora Salzano nella sua requisitoria rilevando che già pochi minuti dopo l'urto con gli scogli, alle 21.49 del 13 gennaio 2012, il comandante era già consapevole della falla in sala macchine. Il pg, inoltre, ha ricordato come Schettino incurante di tutte le regole di navigazione abbia comandato «una rotta improvvisata senza conoscere i fondali» per poi mettere in atto una «manovra disperata con ordini impartiti così velocemente al timoniere Bin che nemmeno lui capiva». I motivi dell'avvicinamento al Giglio erano «futili, per "intrattenere" gli ospiti non autorizzati in plancia con una navigazione turistica sotto costa, o per una promessa al maitre Tievoli o al comandante Palombo».

A fare ricorso alla Suprema Corte, oltre alla difesa di Schettino che non è presente, è stata la Procura della Corte di appello di Firenze che ritiene troppo mite la pena inflitta a fronte di una richiesta della pubblica accusa di 27 anni di carcere. Nel naufragio morirono 32 persone per l'impatto contro gli scogli avvenuto il 13 gennaio 2012 per una maldestra manovra di avvicinamento al Giglio. La prossima udienza è prevista per il 12 maggio e in quella data potrebbe essere emesso il verdetto.

Sulla Concordia quel giorno c'erano 3.216 passeggeri e 1.013 persone d'equipaggio. La Costa ha risarcito la maggior parte delle parti civili mentre altre sono ricorse in Cassazione per ottenere indennizzi più alti.



 
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