Il divorzio breve non seduce più: separazioni in calo

Il divorzio breve non seduce più: separazioni in calo
di Michela Allegri
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 19:51
I poveri separati in casa per non corrispondere assegni di mantenimento, o per non abbandonare l’abitazione. E i ricchi che, addirittura, divorziano per finta, per pagare meno tasse.

Nel mezzo, i dati del ministero della Giustizia, che raccontano di come il divorzio breve, previsto dalla legge entrata in vigore nel maggio del 2015, sia un trend destinato a raggiungere il culmine tra il 2017 e il 2018, per poi diminuire. Dopo il boom di addii, registrato tra il 2015 e il 2016, nel 2017, c’è stato un periodo di assestamento e, secondo le previsioni, le stime sarebbero destinate a calare dopo il 2018. Due anni fa, come emerge dai dati del ministero, nei tribunali sono stati definiti in tutto 74.925 divorzi, considerando sia quelli consensuali che quelli giudiziali. Una stima che ha confermando il trend in crescita a partire dal 2015, dopo l’entrata in vigore della legge che ha reso possibile dirsi addio entro sei mesi dalla separazione - invece di attendere i tre anni previsti prima - o in dodici mesi se non è stato raggiunto un accordo tra i coniugi. Prima potevano trascorrere anche cinque anni.

I DATI
Nel 2014 i divorzi erano stati in tutto 62.428, mentre l’anno successivo 63.878. Nel primo semestre dei 2017, invece, risultano definiti 21.379 divorzi consensuali e 18.972 giudiziali. Un dato che, però, sarebbe destinato a calare, soprattutto per chi appartiene al ceto medio basso e che, quindi, soprattutto a causa della crisi, non ha i mezzi per abbandonare la casa coniugale e mantenere il coniuge economicamente più debole. Un dato compensato in parte dal fenomeno opposto, quello di coppie agiate che fingono divorzi e separazioni per riuscire a pagare meno tasse. 

Per Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani, il boom di divorzi, registrato subito dopo l’entrata in vigore della legge, riguarda le pratiche che erano già pendenti da tempo: «Hanno fatto richiesta tutti coloro che erano già separati da almeno un anno e che, grazie alla nuova legge - spiega - hanno potuto velocizzare le procedure di divorzio. Ora, i numeri stanno rientrando nella norma, al massimo entro il 2019 torneremo a circa 50mila divorzi all’anno, che era la stessa stima fatta prima dell’entrata in vigore della legge. Il vero boom di domande è arrivato verso la fine del 2016». 

In effetti, sempre guardando i dati del ministero, emerge che nei primi mesi del 2017 risultano pendenti addirittura 46.855 pratiche, mentre in tutto il 2016 ne risultavano pendenti solo 45.478, che sono state progressivamente definite o sono ancora in fase di definizione.

IL CALO
Dal monitoraggio Istat relativo al 2017 emerge un altro dettaglio non trascurabile, che riguarda le separazioni e i divorzi consensuali raggiunti attraverso le misure previste dalla legge del 10 novembre 2014, che ha tagliato i tempi e concesso la possibilità di bypassare il procedimento di fronte al tribunale mediante la negoziazione assistita da avvocati e gli accordi di separazione e divorzio conclusi davanti all’ufficiale dello stato civile. Secondo i dati Istat, l’utilizzo di queste procedure è calato. Considerando sia gli accordi di separazione che quelli di divorzio, nel 2016, sono state registrate 14.903 negoziazioni assistite, 42.365 accordi di fronte allo Stato civile, 57.268 accordi extragiudiziali. Tutti i dati sono diminuiti nel 2017, passando rispettivamente a 13.066, 32.967 e 46.033 procedure.
 
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