A rimorchio del web/ L’ipocrisia di prendersi troppo sul serio

di Malcom Pagani
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Martedì 21 Marzo 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:23
Il nuovo tribunale delle coscienze incoscienti è Internet. Infonde coraggio a chi non se lo sarebbe mai potuto dare e manzonianamente dispone l’ammenda e la commina.

Il tribunale facilita il lavoro sporco e chiede un solo prezzo: la mancanza di sorriso, di ironia, di senso delle proporzioni. Al posto della pernacchia di Totò, la richiesta di massima pena. In attesa che divori la politica, il web si prende molto sul serio e sazia il desiderio di condanna preventiva con la tv.

Questa volta paga Paola Perego, regredita per un attimo fatale al ruolo di Candide, da bruciare «senza se e senza ma» sull’altare del pensiero unico. Una leggerezza nel suo “Parliamone sabato”: «Ho trovato su Internet questa cosa, ditemi se siete d’accordo», una lista di luoghi comuni sulle donne dell’Est che quando avevamo ancora il senso del grottesco ci avrebbe ricordato il Carlo Verdone con Bic e sedile reclinabile in disperata partenza a sfondo sessuale per Cracovia, una marea montante e infine la decisione.

Direttori allineati, Rai compatta, programma cancellato, giustizia ottenuta, sessismo e razzismo cancellati in un solo clic. Come sempre, si butta il pallone fuori campo per parlare d’altro. Per chiacchierare annoiati sul bordo di una tastiera. Per offrire una mimosa ipocrita nella riserva indiana dell’otto marzo. Per giocare duro quando non serve a nulla. Per abbattere un’altra donna che ha fatto una sciocchezza con la scusa di difendere una categoria astratta. Le donne. Che muoiono ogni giorno mentre i loro assassini ricevono condanne irrisorie perché i diritti delle donne, quelli veri, al di là degli slogan e delle indignazioni futili, non li difende nessuno. Neanche in tv. Una piattaforma in profonda crisi di idee, perennemente impegnata a inseguire gli anni 80, già impestata di casi umani, disgrazie a buon mercato e fondoschiena mascherati da gare di ballo o spettacoli circensi in primo piano.

Il pubblico li cerca, il pubblico li vuole, il pubblico se li vede quindi ammannire settimanalmente in cornici più o meno deprimenti, con l’aggravante del messaggio disonesto e della pantomima, estranei per esempio all’epopea ubriaca del Colpo Grosso di Umberto Smaila. Twitter non esisteva, Steve Jobs non aveva ancora conquistato il mondo, Nicolò Carosio era stato già esiliato per un «negraccio» mai pronunciato e non si parlava ancora di una sottocultura del web di cui George Orwell aveva già tracciato la rotta: «Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato».

Laura Boldrini vuole controllare tutto. Deve aver dimenticato l’aula vuota della Camera durante la discussione sul testamento biologico, appassionandosi invece in prima persona al caso Perego. Ha parlato di «vergognosa lista» e di donne considerate come «animali domestici» e ha aggiunto enfatica, grave: «È come se in un colpo solo ci ritrovassimo indietro di un secolo». È l’unica parte in cui aveva ragione, ma purtroppo non lo sapeva.
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