Migranti, stretta sui permessi: respinte due richieste d'asilo su tre

Migranti, stretta sui permessi: respinte due richieste d'asilo su tre
di Cristiana Mangani
3 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Agosto 2017, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 12:02

Il maggior numero arriva dal Niger, poi dall'Eritrea, e un 38 per cento anche dalla Siria, ma pochissimi riescono a ottenere lo status di rifugiato. Da gennaio a giugno di quest'anno il 58 per cento delle istanze è stato respinto dall'Italia. E soltanto uno su tre dei migranti sbarcati nel nostro paese è riuscito ad avere protezione internazionale perché proveniente da un paese in guerra.

La stretta del Viminale è aumentata nel corso degli anni, si è passati dal 39 per cento del 2014 al dato più rilevante di questi mesi. Il ministero dell'Interno evidenzia che le domande esaminate solo a giugno sono state 6.576, e di queste ne sono state rifiutate 3.798. Solo 673 richiedenti asilo hanno ottenuto il parere favorevole, praticamente un dieci per cento su tutte le domande avanzate. L'8 per cento, invece, ha ricevuto il permesso di soggiorno per protezione sussidiaria, che dura 5 anni e viene rilasciato a chi rischia di subìre un danno grave qualora venisse rimandato nel proprio paese. Al 24 per cento è stata assegnata la protezione per motivi umanitari (24 mesi, prorogabili).

Il ministro Minniti ha più volte spiegato che la linea da tenere è quella del rigore: tempi più rapidi per valutare la posizione del richiedente asilo e rimpatri più veloci. Alle questure è stato sollecitato supporto logistico e una azione più stringente. Anche perché la domanda di protezione internazionale viene verbalizzata dagli uffici di polizia non entro i 10 giorni previsti, ma con una media di tre mesi. Qualora le istanze venissero rigettate si apre un altro capitolo spinoso, quello del ricorso al giudice. E questo non fa che allungare la permanenza nel nostro paese. Chi vede respinta la richiesta si rivolge a un tribunale ordinario, le cui sentenze possono essere impugnate davanti alla Corte di appello e, in ultima istanza, in Cassazione.

IL DECRETO
E' necessario, dunque, che le procedure viaggino veloci, tanto che il ministro sembra orientato a preparare un decreto correttivo sulla protezione internazionale. Mentre si cerca di velocizzare i tempi per la realizzazione dei Cpr, i Centri per il rimpatrio, per i quali l'Italia ha ricevuto anche parecchi milioni di euro dall'Europa, ancora non utilizzati. Questo sistema permetterebbe di aumentare il numero delle espulsioni, che oggi sono poche: quest'anno sono stati rimandati a casa appena 3 mila migranti irregolari.

Un problema che, comunque, riguarda anche gli altri Stati membri. Alla fine del 2015, per esempio, il governo svedese aveva promesso di rimpatriare 60 mila immigrati irregolari, ma in tutto il 2016 non è riuscito a espellerne più di diecimila. La Germania, che nel corso del 2016 ha respinto 300 mila richieste di asilo, è riuscita a rimandarne a casa appena 25 mila persone. I problemi principali riguardano i costi e l'organizzazione dei viaggi. Senza contare che molto spesso le difficoltà sono nell'identificazione della nazionalità dei migranti e nell'ostruzionismo dei paesi di origine che, in genere, scelgono di non riaccoglierli.

IL FOGLIO DI VIA
E così anche se oltre 34 mila stranieri hanno ricevuto nel corso dell'ultimo anno un foglio di via con l'obbligo di lasciare il territorio nazionale entro dieci giorni, questa cosa rimane difficilmente attuabile. Anche se rispetto al passato qualcosa è cambiata. Prima il migrante che non aveva ottenuto lo status diventava praticamente un fantasma, impossibile da rintracciare. Ora, in attesa che le gare d'appalto, gli accordi dei comuni e tutti i vari aspetti burocratici, permettano di dare il via all'apertura dei Cpr, è stato chiesto alle questure di sollecitare l'identificazione ai consolati, in modo che i nomi vengano inseriti in un database.

© RIPRODUZIONE RISERVATA