Dunque, per il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, sì a sanzioni «molto dure perché se approfitti di un rapporto asimmetrico, nel quale tu, docente sei in una ovvia posizione di vantaggio rispetto a un minorenne, significa che non sei degno di fare il professore. Non sei più idoneo per quel lavoro».
IL PIANO EDUCATIVO
Così Valeria Fedeli sintetizza la sua posizione discutendone con i collaboratori al ministero di viale Trastevere. I casi degli insegnanti seduttori, al liceo Massimo e al Tasso a Roma, così come a Treviso, rafforzano in queste ore la convinzione di aver visto giusto quando, tra ottobre e novembre del 2017, proprio la ministra volle lanciare il piano sull'educazione al rispetto della persona. Dal 27 settembre Valeria Fedeli cominciò a girare per le scuole d'Italia, parlando alle studentesse di molestie sessuali e di quanto sia importante denunciarle.
Oggi considera un significativo passo avanti il fatto che, a Roma come a Treviso come in altre città, le ragazze alla fine abbiano saputo vincere il blocco psicologico e la vergogna, e abbiano raccontato ai genitori il rapporto malato instaurato con uno dei loro insegnanti. «È fondamentale che nessuno cerchi di colpevolizzare queste ragazze. Il tema non è la Lolita che provoca - ricorda in queste ore la ministra ai suoi collaboratori -. Le studentesse non hanno neanche un grammo di colpa. Evitiamo il solito, logoro dibattito su come le ragazzine si vestono a scuola, o fuori. Dev'essere chiaro: la responsabilità è dell'adulto, inconsapevole del codice deontologico al quale è tenuto ad attenersi e rispetto al quale non è ammissibile alcuna violazione».
L'AIUTO DELLE FAMIGLIE
Di un'altra iniziativa Valeria Fedeli è in queste ore particolarmente fiera: del patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia, perché, constatano al ministero dell'Istruzione «gli episodi dei licei, a Roma così come a Treviso, sono emersi grazie alle indagini delle famiglie. I genitori cominciano a capire che devono essere attenti. Non distratti».
Certo, resta l'amarezza per comportamenti che, una volta acclarati, proiettano sui docenti sotto accusa l'immagine di cinquantenni irresponsabili. «È bene che si sappia: atteggiamenti così non saranno tollerati» confermano al ministero. Saranno sanzionati, certo. Qualcuno potrà anche perdere il posto di lavoro. Ma come evitare che i casi si ripetano? La ministra Fedeli, fanno capire da viale Trastevere, non crede più di tanto nei decaloghi, il tema non è proibire i contatti sui social tra insegnanti e allievi.
«Io credo nella prosecuzione del percorso di valorizzazione della figura dell'insegnante, una figura che negli ultimi decenni era stata progressivamente svuotata di autorevolezza - ha ribadito ai suoi ieri pomeriggio nel corso di una riunione - Ma se si rafforza la funzione con una formazione permanente, costante nel tempo, poi non si possono ammettere comportamenti irresponsabili». La Costituzione sancisce la libertà della didattica, è il pensiero di Valeria Fedeli, non la libertà di mandare messaggi erotici alle allieve. O peggio.
Consapevolezza. Responsabilità. Queste le parole chiave che a viale Trastevere considerano non negoziabili per chi decida di intraprendere la professione d'insegnante. E per chi tiene al posto di lavoro. Perchè, è la riflessione finale che Valeria Fedeli ha consegnato a qualche docente che ieri ha avuto modo di parlarle, quel lavoro è un lavoro speciale.
RAPPORTO DELICATISSIMO
E il rapporto asimmetrico tra un insegnante e un allievo non è paragonabile a quello tra il datore di lavoro e un'impiegata oggetto di sgradite attenzione. L'insegnante maneggia materiale delicatissimo, i futuri cittadini e le future cittadine, tiene nelle sue mani la credibilità di un'istituzione fondamentale come la scuola. «Infrangere con leggerezza la deontologia professionale avrà un costo alto - è il pensiero della ministra - Perché alto è per la collettività, per la comunità, per le famiglie, il costo dei casi denunciati dalle studentesse».
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