«Il documento ci sta arrivando. Ha fatto delle correzioni l'Ispra e le ha rimandate al ministero dell'Ambiente, che ora deve rimandarla a noi - ha osservato Calenda a margine di convegno del Gse -. Appena lo farà, faremo il decreto ministeriale Ambiente-Sviluppo. Conto di farlo tra questa e la prossima settimana». Una volta fatto il decreto, sostanzialmente un nulla osta, può scattare la pubblicazione della Carta da parte di Sogin, insieme con il progetto preliminare del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, inizierà una fase di consultazione pubblica di circa quattro mesi, che coinvolgerà le Regioni, gli enti locali e tutti i soggetti che vorranno fare osservazioni e proposte. E solo dopo il seminario nazionale si passerà alla Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) definitiva. Di qui l'attesa per le inevitabili proteste.
Tempo fa, quando si fece il nome della Sardegna ci fu una mezza insurrezione. E i Sardi avevano anche fatto sapere il loro no attraverso un referendum del 2011. Ovunque sarà, il nuovo deposito dovrà blindare circa 78 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività, oltre allo stoccaggio temporaneo di circa 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività, per un totale di circa 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi.
E anche ora si annunciano nuove proteste. «Comunico sin d'ora la netta e non negoziabile contrarietà della Regione qualora dovesse essere la Basilicata individuata tra i possibili siti, come già avvenuto in passato. Saremo pronti in quel caso a una seconda Scanzano». Lo dice il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella (Pd). Nel 2003 Scanzano Jonico (Matera) fu designata dal Governo per ospitare il sito unico: ma, dopo una protesta popolare di oltre due settimane il decreto fu ritirato.
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