Rigopiano, il dolore dei sopravvissuti: «Perché salvi solo noi?»

Rigopiano, il dolore dei sopravvissuti: «Perché salvi solo noi?»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 26 Gennaio 2017, 08:12 - Ultimo aggiornamento: 17:58

dal nostro inviato

PESCARA La nebbia di domande e di se non andrà mai via. Se sono in vita è perché quando c'è stata la valanga, il boato che hanno scambiato per un terremoto, hanno deciso di sorseggiare un té caldo o di giocare con gli altri bambini; al contrario se la persona che amavano è morta è perché nei minuti prima dell'apocalisse si era casualmente spostata nella hall o nel bar, dove tutto è stato distrutto e trascinato via. Vita o morte, perché io sì e lui no. È questo, forse, il fardello più pesante per gli undici sopravvissuti dell'Hotel Rigopiano. Le loro vite oggi sono cadenzate da domande di chi vuole sapere come è andata laggiù, richieste di interviste, visite mediche e colloqui con gli psicologi. Per quanto riguarda i bambini, gli specialisti hanno suggerito di non alimentare i ricordi.

LOTTERIA
I sopravvissuti del Rigopiano sono 11. Si dividono in due categorie, la lotteria della valanga è stata crudele: ci sono coloro che si sono salvati, ma sotto sono rimasti alcuni dei loro cari; ci sono quelli ancora scioccati ma che possono guardare al futuro con un lieve sorriso perché si sono salvati insieme ai familiari, non piangono nessuna perdita, questo è il vero biglietto vincente della lotteria dell'Hotel Rigopiano.

LA FORZA
Edoardo Di Carlo, 10 anni, è il ragazzino che non voleva risalire dalla buca, «non me ne vado se non vengono i miei genitori». Ieri è stato forte, fortissimo, a Loreto Aprutino, pochi chilometri da Farindola, in chiesa si è alzato dalla panca del palatenda, giaccone blu e sciarpa al collo, si è portato dietro lo sguardo degli occhi umidi di tutti, e ha adagiato una rosa sulla bara dei genitori dei quali si stavano celebrando i funerali: Sebastiano, 49 anni, proprietario di due ristoranti, e Nadia Acconciamessa, 47. Crescerà con i fratelli maggiori, di 19 e 17 anni, ma tutta la famiglia lo sosterrà. Anche quando sarà un uomo, quel «se» gli resterà nell'anima: se con papà e mamma non fossimo andati in vacanza sulla neve, se solo fossero rimasti nella stanza del biliardo dove stavo giocando con gli altri bambini. Francesca Bronzi, 25 anni, è già a casa. Di quelle 50 ore prigioniera delle macerie le è rimasta una piccola luce. È quella della torcia del telefonino con cui ha illuminato, fino a quando la batteria non si è scaricata, il fidanzato Stefano Feniello, campano, che si lamentava. Era ferito e non rispondeva. Francesca è stata ospite di Porta a Porta, per un'intervista in lacrime che ha causato qualche polemica, ha ringraziato chi l'ha salvata. Chiede sempre di Stefano. Ma deve convivere anche con le domande del padre del fidanzato, Alessio Feniello: «Voglio sapere la verità, Francesca ha detto che illuminava con il cellulare mio figlio, magari ha scattato delle foto, aspetto che riaccenda lo smartphone dove potrebbero esservi delle immagini utili alle indagini».

LA STANZA DI OSPEDALE
Quanti se affollano le ore di Giampaolo Matrone, pasticciere di Monterotondo (Roma), l'unico ancora in ospedale dopo essere stato operato a un braccio. A tutelarne la privacy, davanti alla stanza, c'è il fratello. Giampaolo ha aspettato invano fino a ieri sera notizie di Valentina Cicioni, la giovane moglie infermiera del policlinico Gemelli, che non ha avuto la sua stessa fortuna. Le logiche di Facebook, con crudeltà, hanno già cambiato la pagina di Valentina, quella in cui aveva postato dal Rigopiano foto festose della neve che cadeva e all'inizio portava solo allegria: ora c'è scritto «in memoria di». A casa con i nonni la figlia di cinque anni, che per fortuna in quella breve vacanza non era stata portata, non sa nulla. Giampaolo sa che sarà questa la sfida più difficile: spiegare alla figlia ciò che è successo, ma celare l'ombra che si porterà dentro per sempre. Un altro che si sta domandando «perché io sì e perché lei no?», che si ripete «e se quel giorno...» è Fabio Salzetta, il manutentore dell'hotel. Si è salvato perché era all'esterno, mentre la sorella Linda, anch'ella dipendente, è morta. Aveva solamente trent'anni.
Quasi sessanta ore prigionieri in una scatola di pietra, neve e ghiaccio senza sapere se qualcuno ti verrà a liberare. La sceneggiatura del loro incubo non la dimenticheranno mai, però hanno qualcuno con cui condividere la gioia del lieto fine. Dal buco aperto dai vigili del fuoco sono usciti insieme. Sono i fidanzati di Giulianova, Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, che ieri hanno perfino trovato la forza di affrontare una conferenza stampa.
Sono i ragazzi che avevano già ricordato di essere sopravvissuti bevendo la neve sciolta, ieri hanno esorcizzato il ricordo del loro incubo reale ricostruendo i fatti: «Dopo il terremoto ci hanno detto di aspettare nella sala del camino». Eccolo, un bivio del destino che ha salvato le loro vite. Se. La sala del camino in parte ha resistito, erano prigionieri ma non morti, si sono fatti forza a vicenda, fino a quando, molte ore dopo, non hanno sentito le voce dei vigili del fuoco. Giorgia, 22 anni: «Ho tenuto per mano Francesca Bronzi...». Francesca è la fidanzata di Stefano Feniello, che però era più in là e non si è salvato: se solo.... Anche per Giorgia c'è una piccola luce. «Ho illuminato con il cellulare Vincenzo». Tutti ricordano i loro salvatori. Giorgia e Vincenzo parlano di Francesco, che chiamavano Checco, il vigile del fuoco che non ha mai smesso di rincuorarli. Adriana Parete e il suo bambino non erano lontani da Giorgia e Vincenzo. Adriana sa che il gioco dei «se» in fondo è stato incredibilmente benevolo.

IL MIRACOLO DEI PARETE
Il marito Giampiero Parete ci pensa ogni giorno alla successione di emozioni: vacanza al Rigopiano con la moglie e i figli Ludovica 6 anni, e Gianflilppo, 7; il terremoto, il desiderio di andarsene, la strada bloccata dalla neve; la moglie ha il mal di testa, esce per andare in macchina a prendere delle medicine, quattromila tonnellate di neve abbattono l'hotel, lui è fuori e lancia l'allarme via WhatsApp, vede arrivare i primi soccorritori all'alba; è salvo, ma per quaranta ore teme di avere perso la famiglia nelle macerie; venerdì il doppio miracolo: dal buco nel ghiaccio al mattino escono Adriana e Gianfilippo, al pomeriggio Ludovica. Se. Se Giampiero non fosse uscito a prendere i medicinali in macchina...