Terremoto, residenze false per incassare i contributi: «Vergogna, avevano perso solo la casa delle vacanze»

Terremoto, residenze false per incassare i contributi: «Vergogna, avevano perso solo la casa delle vacanze»
di Italo Carmignani
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Martedì 19 Giugno 2018, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 11:52

dal nostro inviato
PESCARA DEL TRONTO Rosso in volto, metà per il sole e l'altra metà per la rabbia, Francesco mica parla, sussurra: «Già vengono qui come colonizzatori quando pare a loro e fanno cosa vogliono, approfittare pure dei soldi di noi sfollati è troppo». Lui fa Coccia di cognome, una casa spezzata dalle scosse dove le Marche incrociano l'Umbria e il sisma c'ha messo una crocetta. La storia dei 120 furbi dei contributi-affitto, quelli che nel maceratese hanno fatto finta di non avere più una casa per colpa del sisma, gli sale come la Citrosodina bloccata a metà esofago, malamente. E non è l'unico. Da queste parti dove l'impressione, spesso sbagliata, di avere lo Stato come nemico della ricostruzione, si tollera poco che lo siano anche i tuoi vicini di casa.

«PENE ESEMPLARI»
Dieci chilometri più avanti, dove comincia l'ambito di Pescara del Tronto, a Francesco fa eco la signora Giovanna Smacca, vedova, una casetta di quelle nuove da cui non vorrebbe spostarsi: «E certo che questi non hanno voluto una casetta, il terremoto aveva preso loro la casa delle vacanze. Facile prendere il contributo dichiarando il falso, adesso però che succede? Finirà tutto in mano alla giustizia che terrà la cosa per mesi o forse anni e nel frattempo noi saremo considerati tutti degli approfittatori». La rabbia monta perché quella delle false dichiarazioni era cominciata subito, già dopo la prima, terribile scossa, che praticamente rase il suolo Amatrice. Allora ne scoprirono quasi 200 di furbi, molti di loro romani, con una regolare prima abitazione nella capitale. Così a Norcia, stessa musica. Racconta Federica Manti, vera terremotata della Valnerina: «Era novembre e avevano cominciato a pagare i contributi affitto e anche quelli vicino a casa nostra che risiedono effettivamente a Roma prendevano il contributo e ci sembrava strano. Infatti avevamo ragione: poco dopo l'hanno denunciati».

«FINO A 6000 EURO AL MESE»
Nel reatino, al blocco d'indagati della prima ora, nei mesi scorsi se ne sono aggiunti un'altra novantina: 50 ad Accumoli, 40 a Leonessa, 4 a Cittareale. Ma carabinieri e guardia di finanza hanno spulciato a lungo anche l'elenco dei 124 nuclei familiari reatini che da fine 2016 ricevono il cas in città, avendo dovuto lasciare l'abitazione in quanto inagibile. «La nostra fortuna sono gli investigatori, tutti, dai carabinieri, alla polizia, alla finanza, perché almeno scoprono i veri responsabili degli inganni», dice Giovanni Monti, imprenditore del formaggio.

PAGAMENTI IN RITARDO
Certo, la burocrazia ci mette del suo e l'altra faccia sono i pagamenti a singhiozzo: solo i primi di maggio le famiglie del reatino sono riuscite a incassare i contributi del periodo gennaio-aprile, essendo lo Stato in ritardo con i pagamenti e il Comune senza soldi in cassa da anticipare. Ma parliamo, solo per 4 mesi, di qualcosa come 360mila euro, con i destinatari che hanno ricevuto somme che andavano da un minimo di 1.600 a punte di 6.000 euro. «Il contributo che eroghiamo per conto dello Stato è svincolato da qualsiasi contratto di locazione spiegano dal Comune di Rieti . È legato al numero dei componenti il nucleo familiare, all'età e alla presenza di invalidi o disabili. Per questo, mese per mese, cerchiamo di monitorare la situazione famiglia per famiglia». Ma non è facile, non approfittarne dovrebbe essere un principio vincolato anzitutto a un senso civico. «È una triste storia che si ripete, anche qui ad Accumoli sbotta Roberta dalla sua sae nel villaggio dove la settimana scorsa è arrivato il premier Giuseppe Conte -. Noi lo sappiamo bene chi risiedeva qui in pianta stabile e chi no, possibile che non lo sapessero quelli che dovevano controllare?». Il finale è di Maria, una mamma schietta di Amatrice: «Li farei stare un po' al fresco. O nelle casette, che d'inverno è uguale». E detto da lei, ci crediamo.

(ha collaborato Alessandra Lancia)

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