Putin, asse con Xi e spinta all'economia: così Vladimir sfiderà l'Occidente

Putin, asse con Xi e spinta all'economia: così Vladimir sfiderà l'Occidente
di Marco Ventura
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Lunedì 19 Marzo 2018, 08:01
Vota nel seggio dell'Accademia russa delle scienze Vladimir Putin, Zar di tutte le Russie: di quella erede dell'imperialismo sovietico e di quella che ha radici nell'anima eurasiatica e cristiano-ortodossa. Nella Madre Russia teorizzata da filosofi come Ivan Iliyn e incarnata in figure come l'attore-regista Nikita Mikhalkov, amico dello Zar, non a caso autore dell'appello, raccolto da Putin, al rientro delle spoglie di Iliyn nel monastero ortodosso di Donskoi. Putin ha conquistato ieri il suo quarto mandato al timone della Federazione Russa: dal 1999 premier, poi presidente, sempre dominus nei ruoli diversi dettati dalla Costituzione. Quasi un ventennio. «La strada a Leningrado, cinquant'anni fa - disse a Sochi nel 2015 - mi ha insegnato una lezione, se la rissa è inevitabile colpisci per primo». La durezza come filosofia di vita maturata coltivando arti marziali (judo e sambo), oppure sul campo il 5 dicembre 1989 a Dresda, quando crollato il Muro, lui il più alto in grado del KGB, affrontò pistola in pugno la folla inferocita: «Ho 12 pallottole, l'ultima per me, farò il mio dovere e sparerò». Figlio di genitori umili ma tanto determinato da ottenere nel 1975, con le unghie e i denti, la laurea in Diritto internazionale a Leningrado, da allora una carriera tutta in salita. Vicesindaco di Leningrado, capo dei servizi segreti russi. Nel 1999, Eltsin lo nominava premier e lo indicava per la successione che avvenne il 31 dicembre. Poi anni di guerra in Cecenia.

L'AZIONE
«Perseguiteremo dappertutto i terroristi e quando li scoveremo li butteremo dritti nella tazza del cesso». Questa la sua filosofia. Ma il contrasto al terrorismo islamico, un incubo destabilizzante per la Federazione russa, avrebbe portato sia alla vittoria in Cecenia, sia alla decisione di fare la guerra all'Isis in Siria.

Un merito, aver contribuito a sbaragliare le bande nere del Califfo, riconosciuto nonostante le polemiche sugli effetti collaterali sui civili dei raid al fianco di Assad contro le enclave ribelli. Nei suoi discorsi, sempre, l'interesse nazionale russo al primo posto, il sovranismo fondato sui valori culturali e religiosi della tradizione russa contro globalizzazione. La forza morale come contrappeso della fragilità economica post-sovietica. Altra guerra vinta, contro le oligarchie che avevano approfittato dell'implosione dell'URSS per creare immense ricchezze personali attraverso il mercato dell'energia. Risorse e poteri oggi controllati dalla nomenklatura della sicurezza, i siloviki. L'espansione della Nato e la percezione di un accerchiamento della Russia culminato con la crisi ucraina (ricorreva ieri l'annessione della Crimea alla Russia nel 2014) ha convinto Putin ad abbandonare il sogno di una transizione democratica all'occidentale, a vantaggio di una rinascita dell'anima russa attorno a un capo fortificato dal consenso del popolo. Con un Pil inferiore a quello dell'Italia, la Russia di Putin è una vera potenza, in Medio Oriente e nel confronto coi vicini europei e asiatici, grazie pure all'asse con la Cina e alle astuzie della guerra ibrida, quella «strategia militare caratterizzata da grande flessibilità che unisce la guerra convenzionale, la guerra irregolare e la guerra fatta di azioni di attacco e sabotaggio cibernetico».

I RAPPORTI
Con gli Stati Uniti il braccio di ferro verte sulla supremazia digitale, mentre le sirene della tradizione eurasiatica, argine al proselitismo terroristico dell'Islam, seducono i movimenti populisti in Europa. La crisi delle spie con la Gran Bretagna e l'inevitabile duello muscolare con l'America di Trump dopo quello con Obama, non hanno intaccato il potere di Putin, anzi lo hanno moltiplicato.

E adesso che la sua guida è prolungata al 2024, lo Zar può cercare di consegnare ai posteri il ricordo di un leader che non solo avrà riscattato la Russia dalle frustrazioni dell'era post-sovietica, ma lavorato per il primato tecnologico e il rilancio industriale e economico. E allora torniamo al seggio all'Accademia delle Scienze dove Putin ha votato ieri. Simbolo delle ambizioni di rinascita, innovazione e benessere senza però tradire i «valori eterni» dell'ideologo Iliyn: «Fede, amore, libertà, coscienza, famiglia, patria e nazione».

 
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