La Jamaa Islamiya è stata protagonista, insieme con il gruppo Jihad, dei più gravi attentati in Egitto negli anni Ottanta e Novanta, come quello di Luxor nel 1997, in cui morirono 58 turisti stranieri e quattro egiziani. Il 29 giugno 2012, l'allora presidente egiziano Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli musulmani, concluse il suo discorso di insediamento impegnandosi ad operare per la liberazione dello sheikh Omar Abdul Rahman, considerandolo un «detenuto politico». Abdel-Rahman, che nacque in un villaggio sulle rive del Nilo, fu imprigionato in Egitto con l'accusa di aver ispirato nel 1986 l'assassinio del presidente Anwar Sadat. In seguito gli venne attribuito anche un complotto per assassinare nel 1993 l'allora presidente egiziano Hosni Mubarak.
A metà degli anni Ottanta si trovava in Afghanistan, dove strinse rapporti diretti con l'allora leader di al Qaida, Osama bin Laden, che una volta affermò di aver preso ispirazione proprio dallo Sceicco Cieco per gli attacchi agli Usa dell'11 settembre 2001.
Nel 1990, Abdel-Rahman, nonostante fosse su una 'lista nerà del Dipartimento di Stato, riuscì a trasferirsi negli Usa, dove iniziò a predicare nelle moschee di Brooklyn e New Jersey. Cinque anni dopo, fu condannato in base all'accusa di aver cospirato per «imporre una guerra di terrorismo urbano contro gli Stati Uniti», con azioni come l'attentato del 1993 al World Trade Center e con un piano per far saltare in aria la sede delle Nazioni Unite e di altri importanti siti di New York. Parlando alla Corte, subito dopo la sua condanna, Abdel-Rahman non mostrò alcun rimorso, e anzi, ricorda il New York Daily News, esortò i suoi seguaci musulmani di sollevarsi contro «l'infedele» America, la cui civiltà, disse, «sarà distrutta».
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