Thailandia, gli eroi che li stanno salvando è la squadra dei magnifici 18

Thailandia, gli eroi che li stanno salvando è la squadra dei magnifici 18
di Michelangelo Cocco
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Lunedì 9 Luglio 2018, 08:34
La squadra che ha salvato i primi quattro ragazzini thailandesi dalle cave di Tham Luang è composta da cinque sommozzatori della marina militare thailandese e 13 volontari internazionali che rappresentano i maggiori esperti di immersione in grotta. Sono pochissimi gli uomini in grado di compiere un'impresa come quella di ieri. I magnifici 18 sono insostituibili tanto che, al termine di una giornata massacrante, le autorità hanno sospeso le operazioni per concedergli un indispensabile (e meritatissimo) riposo. «I maestri della professione - li ha definiti Andy Eavis, ex presidente della British caving association - Sono le persone che più di chiunque altro sulla terra hanno la possibilità di tirare fuori quei ragazzi».

Tra loro c'è il medico australiano Richard Harris. È l'uomo che, dopo averli visitati, ha dato il via libera alla missione di recupero. L'anestesista di Adelaide è stato raccomandato da David Strike, un organizzatore di eventi di immersione in grotta. Il dottor Harris ha un'esperienza trentennale da sub e, ricorda Strike, «come anestesista specializzato in medicina d'urgenza mi ha sempre stupito per la sua capacità di valutare con calma ogni situazione e agire in maniera appropriata». Assieme ad Harris ci sono un suo amico e sei specialisti della polizia australiana. L'istruttore sub danese Ivan Katadzic era in vacanza nel resort thailandese di Krabi quando ha sentito la notizia della disavventura dei Cinghiali selvatici e del loro allenatore. Il tempo di fare le valige ed era a dare man forte a quello che ha definito «un gruppo fenomenale di sub da tutto il mondo». Le autorità thailandesi si sono affidate a questi uomini, coordinando finora con successo il loro lavoro con quello delle circa duemila persone che si stanno affannando in condizioni proibitive dentro e attorno al complesso di cave. Nick Vollmar ha raccontato di essere arrivato dall'Europa dopo che i thailandesi hanno chiesto a lui e a un collega finlandese di unirsi alla squadra.
«Sono un padre, con due figli di 12 e 16 anni ha dichiarato alla Reuters il pompiere e paramedico tedesco naturale che abbia sentito il bisogno di dare una mano». «È una gran cosa vedere questa cooperazione internazionale - ha aggiunto Vollmar - Se potessimo collaborare su ogni questione così come avviene qui, quasi tutti i nostri problemi sarebbero risolti». Ieri c'erano anche i britannici John Volanthen e Richard Stanton, i sommozzatori che per primi - lunedì scorso - erano riusciti a raggiungere i calciatori adolescenti nel ventre di Tham Luang. Stanton è un pompiere in pensione di Coventry. In un'intervista di qualche tempo fa raccontò che quella per le immersioni in grotta è una passione sbocciata da bambino, dopo aver visto Underground Eiger, il documentario del 1979 che racconta del fiume sotterraneo più lungo del mondo che scorre sotto le cime dello Yorkshire.

Due giovani inglesi - Geoff Yeadon e Oliver Bear Statham - decidono di percorrerlo, vivendo un'avventura molto rischiosa. Il film illustra le fasi di preparazione e i momenti più emozionanti di questa pericolosa impresa che gli speleologi chiamano la conquista dell'Eiger sotterraneo. Mister Volanthen è un consulente informatico di Bristol che corre maratone e ultramaratone così da - scherza sul suo blog - «potermi permettere di mangiare biscotti». Cresciuto nella cittadina balneare di Brighton, si è appassionato al cave diving quando era negli scout. «L'adrenalina è utilissima in certe situazioni - ha spiegato al Sunday Times - Ma nelle immersioni in grotta è assolutamente l'ultima cosa di cui c'è bisogno». Andy Torbet, un ex sommozzatore militare amico di Volanthen e Stanton, li ha definiti «due dei migliori del mondo». Torbet ha spiegato che si sono tuffati dentro Tham Luang «senza avere alcuna idea di quanto sarebbe stata lunga la traversata, delle condizioni che avrebbero dovuto affrontare, di quanto avrebbero dovuto rimanere sott'acqua e di quanto fossero strette le cave». Del resto Stanton, in un'intervista alla Bbc, ha descritto così i pericoli della sua passione: «Chi è sbarcato sulla luna aveva una mappa, sapeva dove andare. Al contrario quando ti trovi oltre i limiti conosciuti di una cava, non sai dove stai andando né quello che si nasconde dietro l'angolo».
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