Venezuela nel caos, Caracas è come Tienanmen: piazze contro Maduro

Venezuela nel caos, Caracas è come Tienanmen: piazze contro Maduro
di Alfredo Spalla
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Venerdì 21 Aprile 2017, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 08:10
«Io voglio andare subito ad elezioni», ha detto Nicolás Maduro, presidente del Venezuela, nelle ultime ore. Una dichiarazione insolita per un governo che, al momento, non appare incline al dialogo con le opposizioni. Le manifestazioni di questa settimana - diffuse in tutto il Venezuela e di entrambe le connotazioni politiche - hanno alzato il livello di violenza. Tre persone sono state uccise nella cosiddetta Madre di tutte le marce. Due giovani studenti, Carlos Moreno (17 anni) e Paola Andreina Ramírez (23), e un sergente della Guardia Nacional, San Clemente Barrios Neomar, sono morti in seguito a colpi di arma da fuoco.

LE OMBRE
L'omicidio della studentessa, avvenuto nella città di San Cristóbal, è stato ripreso da telecamere a circuito chiuso che mostrano una vera e propria esecuzione. Il sospetto è che dietro a questi omicidi ci sia la mano delle milizie popolari a servizio del governo di Maduro. La grande manifestazione del 19 aprile ha sicuramente scosso i vertici del governo, che potrebbe riprendere la strada del dialogo se le proteste andranno avanti ad oltranza, come promesso dalle opposizioni della Mud, la Mesa de Unidad Democrática.

L'attuale tensione, però, è il frutto dell'atteggiamento poco diplomatico di Maduro, incapace a lungo di stabilire un confronto pacifico con le forze di opposizione. I manifestanti adesso insistono su quattro punti: la convocazione di elezioni generali libere; la liberazione dei prigionieri politici; la creazione di un corridoio umanitario e l'interdizione dei giudici della Corte Suprema, che l'opposizione ritiene complici del cosiddetto autogolpe.

Circa tre settimane fa il Tribunal Superior de Justicia (Tsj) si era infatti appropriato del potere legislativo dell'Assemblea Nazionale, in cui è forte la presenza dell'opposizione. La decisione, poi ritirata, è stata fra le cause scatenanti dell'ondata di proteste.

LA CONSULTAZIONE MANCATA
Maduro, eletto nel 2013, non ha però chiarito quale elezioni sarebbe disposto a convocare. Se generali, regionali o municipali. César Batiz, giornalista venezuelano e direttore del sito indipendente El Pitazo, ha spiegato al Messaggero il clima del Paese sudamericano: «Abbiamo 22 corrispondenti in 23 regioni e abbiamo registrato scontri nelle 16 principali città venezuelane. In totale, ci risulta che ci siano stati almeno 400 feriti. La situazione attuale è figlia della mancata convocazione del referendum che avrebbe potuto già deporre Maduro quest'anno. Le opposizioni, in quel caso, chiesero al governo di rispettare 12 punti, mentre Maduro fece 3 richieste. Le opposizioni rispettarono gli accordi, Maduro no. C'è stata una sensazione di disgusto, il governo si è burlato delle opposizioni che avevano fermato le proteste per dialogare».

La mediazione - invocata da Papa Francesco e monitorata dalla comunità internazionale e da Zapatero, l'ex presidente spagnolo - non si è dunque verificata, obbligando le opposizioni a scegliere nuovamente la strada. «Maduro - spiega Batiz - ha detto per la seconda volta in due settimane che vuole convocare elezioni. Non è nient'altro che il risultato della pressione popolare. Le opposizioni hanno ridotto i punti iniziali, ma vogliono che si vada subito al voto. Nessuno si aspetta che Maduro scappi a bordo di un aereo, ma la situazione del paese è allo stremo. Ci sono negati gesti normali come l'acquisto di riso, sapone, farina o caffè. La popolarità del governo è scesa e Maduro non ha le stesse risorse, economiche e retoriche, che possedeva Hugo Chávez».