Ormai Tammie Jo Shults, sposata con un pilota di linea come lei, due figli, è una eroina negli Stati Uniti, la chiamano la comandante dai nervi di acciaio, ricordano che negli anni Ottanta fu una delle prime donne pilota della Marina, la prima ai comandi di un F18 Hornet, tutt'ora uno dei caccia più potenti, che decollava e atterrava sul ponte di una portaerei, un instabile "francobollo" per un aereo che sfreccia a due volte la velocità del suono. Trent'anni fa, tuttavia, non era permesso alle donne dell'Usdi prendere parte ai combattimenti, un veto che la spinse in seguito a lasciare l'aviazioone della Marina.
A 56 anni, comandante della compagnia Southwest del volo da New York (La Guardia) a Dallas, ha saputo atterrare a Philadelphia con un solo motore dopo che l'altro era esploso a diecimila metri di altitudine, causando anche la rottura di un finestrino: una passeggera è stata in parte risucchiata fuori, gli altri l'hanno salvata riportandola dentro, anche se poi a causa delle ferite è morta in ospedale. Mentre avveniva tutto questo, la comandante Shults ha affrontato con freddezza l'emergenza in corso, divenendo una sorta di nuova Sully, il pilota eroe che riuscì a compiere un ammaraggio nell'Hudson senza causare nemmeno un ferito e la cui storia è stata poi raccontata in un film interpretato da Tom Hanks.
Una manovra, quell'ammaraggio, davvero fuori dall'ordinario, perché il jet di linea venne "piantato" da entrambi i motori a quota e velocità ridotte, mentre situazioni d'emergenza come quella del volo 1380, ovvero l'avaria disastrosa di un motore, si registrano alcune volte l'anno, con i velivoli in grado di procedere in sicurezza anche con il rimanente.
Ciò che però risulta straordinario in questa vicenda è la voce sempre tranquilla, quasi dolce, della comandante Shults che chiede alla torre di controllo precedenza per l'atterraggio, spiega senza enfasi cosa è successo («dicono che si è prodotto un buco e che qualcuno è stato trascinato fuori»), chiede di preparare medici e ambulanze in modo da soccorrere rapidamente i feriti, conclude con un educato «good day» le comunicazione con i controllori di volo anche nella fase più concitata dell'atterraggio di emergenza, una volta a terra dice «grazie a tutti per l'aiuto». Un atteggiamento che senza la lunga esperienza, anche militare, della Tammie Jo Shults non sarebbe stato possibile.
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