Berlusconi, la procura generale non si oppone alla riabilitazione

Berlusconi, la procura generale non si oppone alla riabilitazione
di Claudia Guasco
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 19:49

MILANO La procura generale, guidata da Roberto Alfonso, ha deciso di non apporsi alla decisione con cui il tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso la riabilitazione a Silvio Berlusconi. A questo punto nessun ostacolo separa piu' l'ex presidente del Consiglio da una sua eventuale candidatura. 

"BUONA CONDOTTA" 
Stamane i magistrati della procura generale hanno restituito alla Sorvegllianza il fascicolo a carico del fondatore di Forza Italia. Dopo aver esaminato la documentazione, hanno concluso che non c'è lo spazio per impugnare il provvedimento, il cui fulcro è costituito da quattro informative di digos, polizia di Milano e Roma e carabinieri di Arcore che certificano la "buona condotta" di Berlusconi.

Il punto critico era rappresentato dai "carichi pendenti", ovvero i procedimenti Ruby ter ed "escort Tarantini" nei confronti del Cavaliere. I magistrati della procura generale ritengono tuttavia che il provvedimento, così come motivato dalla Sorveglianza, non presenti vizi di legittimità sul punto della buona condotta mentre sui carichi pendenti è stata recepita la giurisprudenza consolidata secondo la quale una sentenza di condanna non esclude di per se' la riabilitazione. A questo proposito, come ulteriore paracadute, c'è infatti la legge 180, secondo la quale se nei sette anni successivi alla riabilitazione il soggetto commette un delitto non colposo con pena non inferiore ai due anni, il beneficio viene immediatamente revocato. «La riabilitazione è un diritto che spetta al condannato qualora tutti i requisiti siano rispettati e in questo caso lo sono», è la conclusione della procura generale. 

RISARCIMENTI 
Berlusconi dunque può tornare in campo. Con la riabilitazione, che «estingue le pene accessorie e ogni altro tipo di effetto penale della condanna», decadono linfatti le conseguenze della legge Severino, che all'articolo 15 sancisce l'incandidabilità al Parlamento per i sei anni successivi a una condanna definitiva. Contro questo divieto l'ex premier ha fatto anche ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo, dove la sentenza è attesa non prima del prossimo autunno. Il 12 marzo i legali del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Franco Coppi, hanno depositato a Milano la richiesta di riabilitazione come previsto dalla legge: erano trascorsi tre anni dall'ultimo giorno, l'8 marzo del 2015, nel quale Silvio Berlusconi ha finito di scontare la pena di un anno (gli altri tre erano stati indultati) per la condanna definitiva dell'agosto 2013 a quattro anni di reclusione per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset. Il Cavaliere aveva ottenuto l'affidamento ai servizi sociali e svolto attività di sostegno ai disabili presso la Sacra Famiglia di Ceano Boscone. Come prevedeva la condanna definitiva, l'ex presidente del Consiglio ha anche risarcito l'Agenzia delle entrate e questa era l'ultima condizione da rispettare per avanzare la domanda di riabilitazione che ha fatto decadere gli effetti della legge Severino. 



 

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