Conte difensore del metodo Stamina, esplode il caso

Conte difensore del metodo Stamina, esplode il caso
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Martedì 22 Maggio 2018, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 12:20
«Il professor Giuseppe Conte, indicato come premier da M5S e Lega, sarà sconosciuto nel campo della politica ma lo è meno in quello della cronaca: fu lui, infatti, a difendere il diritto della piccola Sofia, affetta da leucodistrofia metacromatica e purtroppo morta lo scorso anno, a curarsi con il metodo Stamina, metodo di Davide Vannoni che fu poi riconosciuto come truffa e vietato dai tribunali, dopo essere stato bocciato dalla comunità scientifica». Lo scrive su Facebook il deputato del Pd, Michele Anzaldi.

«Questo risultato costituisce l'affermazione di un principio di civiltà giuridica: il diritto di Sofia, e di chiunque si trovi nella sua medesima condizione, di proseguire nel trattamento terapeutico concordato con i responsabili sanitari e per il quale è stato prestato specifico consenso informato. Confido pertanto che il completamento dell'intero ciclo di cure avvenga secondo il protocollo prestabilito». Scriveva così, nel marzo 2013, in un comunicato congiunto con il ministero della Salute il premier in pectore Conte allora in veste di avvocato dei genitori della piccola Sofia, per la quale aveva ottenuto il via libera a una seconda infusione con il controverso metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia. Guido e Caterina, il papà e la mamma della bambina affetta da leucodistrofia metacromatica e scomparsa lo scorso anno, si erano affidati a Conte per avere garantire alla piccola l'accesso al metodo messo a punto da Davide Vannoni, poi sconfessato dagli studi e dalla comunità scientifica.

«Dopo la doccia fredda di questi giorni da parte del ministero della Salute sull'imminente emanazione di un decreto restrittivo per le cure compassionevoli - raccontava papà Guido nei giorni seguenti, sempre nel 2013 - il nostro nuovo avvocato, Giuseppe Conte, ha accelerato i tempi per mettere a riparo almeno la possibilità di riprovare un nuovo ricorso all'art. 'ex 700', dopo la ripetuta porta in faccia del Tribunale del lavoro di Firenze che ha negato a Sofia le cure con il protocollo Stamina, già avviate a Brescia. Questa volta abbiamo agito in extremis bussando alla porta del Tribunale del Lavoro di Livorno, nostra provincia d'adozione, dopo aver vissuto a Castiglioncello
stabilmente nell'ultimo anno e mezzo dalla diagnosi di Sofia del 26 luglio 2011. Non potevamo permetterci di perdere ancora, per cui abbiamo condotto su tutti i fronti possibili la battaglia che ben conoscete. I tempi si erano fatti improvvisamente strettissimi dato il precipitare degli ultimi sviluppi romani, e non avendo mai avuto certezze su alcunché, ci siamo mossi per non perdere la possibilità di garantire a Sofia la cura e la necessaria continuità terapeutica senza la quale tutto si vanifica».

«Allora Conte faceva il suo mestiere di privato avvocato ma oggi si prepara a diventare il presidente del Consiglio di tutti gli italiani, compresi tutti quelli truffati dal metodo Stamina e da altri tipi di similari bufale in campo medico. Non ritiene, dunque, Giuseppe Conte, di dover chiarire la sua posizione in merito ai temi della scienza e della ricerca, anche alla luce del suo sostegno alla fondazione "per la libertà di cura", come scrive Il manifesto?», si chiede ancora l'esponente del Pd. «Cosa pensa - prosegue Anzaldi - il futuro premier, ad esempio, dei no vax e del decreto sull'obbligatorietà dei vaccini? Crediamo che una spiegazione e un chiarimento siano doverosi e necessari e siamo certi che lo ritenga doveroso anche lui: perché tutto ciò che fino a ieri è stato confinato nella sua legittima attività privata oggi diventa tema, e interesse, pubblico».

 
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