Di Maio pronto a tutto pur di non perdere l'occasione governo

Di Maio pronto a tutto pur di non perdere l'occasione governo
di Mario Ajello
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 08:40
Se Luigi Di Maio non fosse di Pomigliano d'Arco, ma della Francia d'ancien régime sarebbe un volterriano «Candide o dell'ottimismo». Chiudiamo, stiamo per chiudere, domani è tutto fatto, e via così. Ogni tanto però dubita del «coraggio» di Salvini, ossia è preso dall'orror vacui dell'essere scaricato, e come ieri fa di tutto per non rompere con il leader del Carroccio. Addirittura mettendosi nella sua scia contro l'Europa, smentendo la svolta filo-Ue di questi mesi, che poi è quella che più lo ha rinforzato - ma non al punto da farsi dare l'incarico di premier - mettendolo in buona luce presso il presidente Mattarella.

NON MI LASCIARE
Mentre vede il partner distratto dalle sirene berlusconiane, il capo del movimento 5 stelle fa di tutto per tenere unito a sé Salvini, che appare anche a lui più «realista» che «ottimista». Una sconfitta Di Maio l'ha già patita ed è quella della premiership. Ci puntava, ci punta ancora, non l'avrà e questo è un problema per entrambi, perché non si riesce a trovare né il profilo né il nome del capo del governo ed è inutile dire che l'importante «non sono le persone ma le idee», perché manca la persona che le possa incarnare e tradurre politicamente e quella persona Luigi è convinto che possa essere lui anche se non sarà lui. E dovrà invece, se tutto va in porto, accontentarsi di fare parte di quella sorta di gabinetto di governo che nel contratto è stato denominato «Organismo di conciliazione».

Il rischio che l'operazione non vada a buon fine sarebbe hard per Di Maio. La Casaleggio Associati ha bisogno, anche commerciale, di andare a Palazzo Chigi. Beppe Grillo ha dato un bonus al ragazzo di Pomigliano, che se lo è giocato perfettamente in campagna elettorale ma poi ha mostrato limiti tattici e strategici, quegli stessi nei quali si è impantanato. Ripuntare su Di Maio, nelle elezioni anticipate se dovessero esserci, è tutt'altro che scontato da parte di Grillo e Casaleggio. M5S per salvare l'intesa con la Lega ha sacrificato di fatto la premiership di Di Maio, e potrebbe sacrificarla di nuovo in uno scenario nuovo in cui ci sarebbe tutto da rifare.

Con il Dibba fisicamente in Sudamerica, ma nello spirito sempre qui, più presente e incombente che mai.
Le insidie che gravano su Luigi sono dunque di natura interna, per il momento in stand by, anche se la base grillina rumoreggia più di quella leghista, e di tipo esterno. Ossia riguardanti Salvini. La chimica personale tra i due c'è, come ammettono i protagonisti. Ma sembra sempre sotto schiaffo di Matteo, che al contrario di lui ha anche un'altra opzione azzurra oltre a quella giallo-verde, e infatti sembra cedevole nelle materie programmatiche. Dove l'impianto leghista prevale su quello grillino: basti pensare alla posizione durissima contro l'euro.

A tutto vantaggio della Lega e a detrimento del neo-moderatismo pentastellato su cui tanto Luigi ha faticato nella sua operazione accreditamento istituzionale e internazionale. Se i due non chiudono l'accordo di governo, hanno stabilito che insieme chiederanno a Mattarella di andare alle urne. E chi più (Salvini) chi meno (Di Maio) sono già in campagna elettorale.
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