Nuove priorità/ Così l’agenda italiana spiazza il vecchio asse franco-tedesco

di Marco Gervasoni
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Martedì 19 Giugno 2018, 00:02
È un caso oppure no che Conte si sia recato a Berlino in uno dei momenti più critici del lungo corso della Cancelliera? L’agenda è certo casuale ma, come insegnano gli antichi, nel caso c’è sempre la dimensione del destino. Che, in questo frangente, non riguarda solo la Germania ma l’intera Europa. La visita si colloca infatti quando è palese una triplice crisi di sistema: della Germania, dell’asse franco-tedesco e delle regole della Ue. 

La Germania. Lo scontro tra la Cancelliera e il suo ministro dell’interno, Seerhofer, sui respingimenti, per ora solo rimandata, potrebbe portare prima alla caduta del governo poi alla fine della storica alleanza tra Cdu e Csu. Con effetti tellurici anche per il successore democristiano della Merkel, quando ci sarà. E in ogni caso ciò acuirebbe la frattura interna alla famiglia popolare europea, già divisa tra tendenze centriste e chi invece vuole dialogare con i cosiddetti «populisti». Inoltre, come ha chiarito un devastante tweet di Trump, che in sostanza dava ragione al ministro dell’interno, l’amministrazione americana ha l’obiettivo evidente di far cadere la Cancelliera, o almeno di indebolirla pesantemente. La seconda crisi è quella dell’asse franco-tedesco, ormai travicello cigolante nel vuoto: anche se oggi Merkel sarà a Parigi e i due rassicureranno, le divisioni sono talmente evidenti, non solo sulla riforma dell’eurozona, ma sulla stessa gestione della immigrazione.

Al posto del vecchio asse sta infatti emergendo una sorta di confuso multicentrismo interno all’Europa, in cui alleanze si fanno e si disfanno a seconda dei dossier. La terza crisi è appunto quella del governo interno dell’Europa: in tale situazione, è difficile che nei prossimi mesi siano intraprese decisioni rilevanti. Tutti avranno paura a muoversi perché incombono le elezioni europee del prossimo anno, in cui potrebbe saltare l’alleanza, che ha governato l’Europa dagli anni Settanta, tra popolari e socialisti, per il crollo alle urne di questi ultimi. E’ quindi casuale e destinale assieme la presenza di Conte in questa fase. Casuale per il giorno, destinale perché se non è stato il nostro governo a far scoppiare l’incendio, di certo ha acceso non poche fiammelle. Con l‘atto dell’Aquarius, ha compiuto due gesti politici assieme: ha fatto saltare la routine europea - e in meccanismi fortemente burocratizzati, come la Ue, quando arriva il non previsto sono dolori. E poi il nostro governo ha condizionato la politica interna tedesca ma anche francese, mentre in passato avveniva piuttosto il contrario. Sul lato di Berlino, grazie all’alleanza Salvini-Seehorfer e alla netta vicinanza del nostro esecutivo a Trump. Meno visibile, ma altrettanto presente, la divisione a Parigi: la violenza degli attacchi di Macron all’Italia si spiega con la necessità di tenere coeso il suo fronte. Anche la questione immigrazione divide la maggioranza italiana, ben inteso: le parole di Fico contro Orban, poche ore prima che Conte si imbarcasse per Berlino, sono una totale sconfessione di Salvini, ma segnano anche una pesante divisione interna ai 5 stelle, i cui ministri sono stati tuttavia straordinariamente solidali con il Viminale nei giorni dell’Aquarius. In questo scenario quanto affermato da Merkel e Conte ieri va considerato nulla più che come un insieme di buone intenzioni: è chiaro che le decisioni saranno prese (se lo saranno) a livello europeo. E tuttavia, è già da apprezzare che Merkel non abbia, come invece Macron, commentato le decisioni interne del governo italiano e questionato su chi vi comandi. In secondo luogo, ci pare importante l’appello di Conte a trovare soluzioni per rendere il più possibile protette le frontiere europee: quel «altrimenti finisce Schengen» non è una minaccia, ma una previsione realistica - a cui, a nostro avviso, si finirà per arrivare. Deve però esser chiaro che la eventuale gestione europea della perlustrazione marittima non può tradursi nella trasformazione dei nostri porti in uniche destinazioni degli sbarchi. Tutti temi che hanno visto genericamente solidale la cancelliera tedesca, senza spinte in avanti: un sentimento percepibile anche nelle proposte di Conte sull’utilizzo dei fondi europei. Nessuno ha il coraggio di spingersi avanti perché tutti i sono divisi al proprio interno, e anche Conte, costretto a un difficile equilibrio tra Lega e 5 stelle, non poteva che farsi sacerdote della mediazione, di cui gran maestra è Merkel. La domanda cruciale però è questa: i tempi non corrono un po’ troppo veloci per affrontarli con i vecchi strumenti della politica di un tempo? Ci vorrebbe un Trump europeo, che però non si vede all’orizzonte. 
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