Giudici e politica, la stretta sull'esercito dei fuori ruolo

Giudici e politica, la stretta sull'esercito dei fuori ruolo
di Sara Menafra
3 Minuti di Lettura
Domenica 19 Marzo 2017, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 12:19
ROMA Tutto sembra pronto per la stretta legislativa sui magistrati prestati alla politica. Il testo bipartisan firmato da Palma, Zanettin e Casson arriva in aula domani e dicono che sarà approvato senza difficoltà, stabilendo regole chiare per chi, dopo essere stato eletto, voglia tornare ad indossare la toga. I dati raccolti e costantemente monitorati dal Consiglio superiore della magistratura, per la verità, parlano di un fenomeno in forte riduzione per quel che riguarda i politici ma che rimane costante sfiorando le 200 unità quando si parla, invece, di magistrati fuori ruolo perché transitati nelle pubbliche amministrazioni, dai ministeri di ogni ordine e grado, fino alle corti europee o alle sedi distaccate all'estero del governo.

Nella legislatura partita quattro anni fa i magistrati politici si sono molto ridotti rispetto al passato. Al momento sono appena otto: cinque eletti in parlamento, esclusi i pensionati (Anna Finocchiaro, Elena Ferranti, Stefano D'Ambruoso, Doris Lo Moro, Felice Casson) due con funzioni di governo (Cosimo Maria Ferri e Domenico Manzione) e uno per essere stato eletto in una amministrazione locale, Michele Emiliano. Se si torna indietro di appena una legislatura, al 2012, i numeri sono invece più che tripli: gli onorevoli magistrati, infatti, erano 18, sette appartenevano al centrodestra, che invece ora non ne conta più neppure uno, e nove erano del Partito democratico.

I FUORI RUOLO
Molto più elevato, quasi paradossale, è il numero di magistrati fuori ruolo che hanno funzioni tecniche in qualche modo collegate alla politica, ma di governo, conteggiati sempre dagli archivi di palazzo de' Marescialli: se i magistrati in parlamento sono appunto sei, undici si aggirano in quegli stessi corridoi con funzioni tecniche: uno presso la Camera, uno alla commissione d'inchiesta su Aldo Moro, uno per quella sul ciclo dei rifiuti e un altro è dedicato ad investigare sugli infortuni sul lavoro e le morti bianche. Sempre in parlamento, una toga si è dedicata alla commissione di garanzia sulla trasparenza dei rendiconti dei partiti politici. Ben quattro, infine, lavorano alla sola commissione antimafia. Ci sono poi magistrati nei ministeri e se è piuttosto scontato che ce ne siano in quello della Giustizia, è forse discutibile la dislocazione complessiva: sono settanta presso via Arenula, tredici all'ispettorato generale, due nel solo dipartimento minorile del dicastro e due in sedi distaccate, rispettivamente in Marocco e in Albania. Un magistrato italiano è finito persino in Olanda, presso la sede del tribunale di giustizia per il Libano, fondato nel 2007 e teoricamente destinato a trovare e giudicare i responsabili dell'assassinio del presidente Rafiq Hariri, morto nel 2004. Un altro lavora invece presso l'autorità anticorruzione serba. Scorrendo gli elenchi, si scoprono magistrati presso le ambasciate italiane, tutte le corti di giustizia europee e internazionali, Eulex, Eurojust, Olaf. Ad un altro gruppetto, minoritario, appartengono invece i quarantadue magistrati presso organi della magistratura: sedici al Csm , ventitre alla Corte costituzionale e tre presso la presidenza della Repubblica.

GLI INTERVENTI
Nel 2015, il Csm ha votato una circolare che imponeva una stretta ai fuori ruolo e stabiliva, ad esempio, che nelle commissioni parlamentari potesse arrivarne non più di uno per gruppo o che nei ministeri potessero esserci solo capi di gabinetto e dell'ufficio legislativo. L'applicazione, però, non è ancora a regime. Anche la legge sulle toghe in politica - che non potranno candidarsi dove hanno esercitato e al rientro potranno svolgere solo alcuni incarichi molto ridotti - è ferma da anni. Il senato ha votato un primo testo nel 2014. «Una lentezza inspiegabile», dice Casson, toga politica anche lui, tra i firmatari del testo: «Anzi - commenta - io volevo criteri anche più duri».