LE MODIFICHE
Di costi, finora, non si era mai parlato e invece, adesso, il ministro punta il dito anche contro l'impegno economico che la riforma ha comportato. Bonafede annuncia per la prossima settimana la prima riunione del gruppo di lavoro: «Dovrà verificare quanti soldi finora siano stati spesi e cosa si possa salvare - dice - avvierò un confronto con tutti gli addetti ai lavori, voglio vedere come procedere. Avrò l'arduo compito di cercare di massimizzare l'utilità di ciò che è stato speso». Il governo potrebbe estendere l'uso dei trojan, consentiti dalla riforma Orlando solo per le indagini di mafia e terrorismo, anche all'associazione a delinquere semplice, seguendo l'indicazione della Cassazione. Ma soprattutto, mantenendo il rispetto della privacy, potrebbe eliminare la distinzione tra le conversazioni rilevanti per l'indagine e quelle inutili, valutate per il decreto adesso bloccato dalla polizia giudiziaria e destinate a un archivio segreto. Tutto è da stabilire. La riforma comunque non piaceva alle toghe: il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, si era rivolto con una lunga lettera alle commissioni Giustizia di Camera e Senato per segnalare la necessità di modifiche. Tra queste proprio quelle relative alla selezione iniziale delle conversazioni. Un punto che non gradito neppure agli avvocati, che non avrebbero più avuto copia del file audio ma sarebbero stati costretti ad ascoltarli in modalità protetta negli uffici delle procure.
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