Ius soli e dintorni/ Crisi d'identità la sinistra non la scarichi sugli italiani

di Marco Gervasoni
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Giovedì 14 Settembre 2017, 08:17
Avevamo capito che il Pd, sull'immigrazione e la sicurezza, si fosse posto in maggiore sintonia con gli italiani rispetto al passato. Ci era parso di intendere che i suoi dirigenti fossero davvero preoccupati dalle paure dei cittadini. Forse, ci eravamo illusi. Tutto l'intervento del ministro Delrio a una trasmissione televisiva di ieri è infatti un invito al suo partito a non aver paura e a non farsi condizionare dalle angosce degli italiani, create ad arte da chi predica «odio, violenza e razzismo».

Siamo nel pedigree classico della sinistra, anche se Delrio viene dalla Dc e le sue parole sono state trasmesse da un'emittente cattolica: la coscienza di essere nel «giusto» e nel «bene», l'utilizzo della «morale» contro chi non ne condivide le proposte, il sentore di sufficienza con cui si guarda al popolo manipolato. E soprattutto il desiderio di anteporre la (propria) ideologia di fronte alle minacce che potrebbe correre il Paese. Nel caso specifico, l'invito a fare di tutto per approvare lo Ius soli, pure a rischio di rendere difficile l'approvazione della legge di stabilità. Una linea in velato contrasto con quella di Minniti, anche se mai come nel mese scorso, quando lo stesso Delrio si era presentato, nel governo e nel partito, come il più deciso oppositore del ministro dell'Interno.

Normale dialettica presente in un grande partito? Mica tanto. Delrio non appartiene infatti alle correnti di minoranza del Pd, quelle che alle primarie si sono incarnate in Andrea Orlando e in Michele Emiliano. Delrio è parte essenziale della maggioranza renziana, ed è anzi molto più renziano di altri, sostenitore del suo leader quando ancora nel Pd Renzi non era nessuno. Certamente, molto più vicino al segretario che non Minniti. Ma in agosto Renzi riuscì a dare ragione ad entrambi, e molti pensarono a un gioco delle parti, a un divide et impera del segretario per frenare l'astro nascente (e possibile rivale) che siede al Viminale. Ma queste sono schermaglie che interessano, se interessano, gli addetti ai lavori.

Agli italiani preme di più che il principale partito di governo e l'esecutivo non si occupino di questioni che i cittadini, a giusto titolo, considerano tutt'altro che urgenti e fondamentali. Preme loro semmai che il Pd e il governo riescano a fare leggi di interesse generale, che vadano a influire sulla vita reale del Paese e non scatenino divisioni di tipo ideologico. La maggioranza appare incapace di proporre una legge elettorale nuova, e difficilmente pare essere in grado di farlo in futuro. Eppure l'altro ieri si è spesa per far approvare, per ora solo alla Camera, una legge inutilmente pericolosa e pericolosamente inutile come quella Fiano contro la «propaganda fascista».

Si tratta di un tema di assai limitato interesse pubblico. Che oltre tutto rischia di proporre vecchie fratture nel Paese che è, viceversa, bisognoso di guardare avanti. Quanto allo ius soli, la gran parte degli italiani è contraria, come emerge da tutti i sondaggi. La sua approvazione rischia di spaccare la maggioranza e di far cadere il governo prima della legge di stabilità, eppure una parte del Pd erge le bandiere della morale contro la parte interna avversa. Renzi, in quanto segretario, dovrebbe chiedersi quale immagine il suo partito stia fornendo. E dovrebbe riflettere su quale impatto elettorale possono avere leggi di questo tipo. Presumibilmente scarso, nel caso del ddl Fiano: e chi considera il Pd perso alla causa della sinistra è difficile che ritornerà per questo a votarlo. E negativo sarebbe l'impatto elettorale, come dicono i sondaggi, nel caso il Pd forzasse la mano e facesse approvare lo Ius soli.
Nell'epoca cosiddetta della post-ideologia, sembra che il Pd si attardi su posizioni che contraddicono quella nuova politica che è stata promessa.
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