Di Maio stronca la protesta dei parlamentari: «Voglio consigli, non piagnistei»

Di Maio stronca la protesta dei parlamentari: «Voglio consigli, non piagnistei»
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Venerdì 22 Giugno 2018, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 18:17

«Voglio ascoltare consigli, non piagnistei». È il primo discorso da vice premier di Luigi Di Maio ai suoi parlamentari ed è un discorso dove, in maniera inedita, il leader M5S non usa mezzi termini per tentare di stroncare sul nascere malumori e proteste che in questi giorni sono emersi all'interno del Movimento in maniera direttamente proporzionale alla sovraesposizione di Matteo Salvini sul tema migranti. L'assemblea congiunta convocata in tarda serata si presenta, ai vertici, come il primo vero banco di prova per la tenuta del gruppo parlamentare.

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Ed è anticipata da una serie di richieste, arrivate dall'ala ortodossa, tutte orientate all'obiettivo di una maggiore collegialità sulle decisioni interne al Movimento e, in particolare, ai gruppi. Da Paola Nugnes a Elena Fattori fino a Andrea Colletti e ai neoeletti delusi dall'esser stati esclusi dal sottogoverno o dalle presidenze delle commissioni, nel Movimento: da tanti, in queste ore era giunta la richiesta di un cambio del regolamento e anche dell'atteggiamento del governo, giudicato troppo succube ai temi e agli slogan leghisti. E, a quanto racconta chi era presente alla riunione, gli interventi critici all'assemblea non sono mancati. Ma Di Maio sceglie di giocare d'anticipo e nel suo intervento introduttivo si toglie più di un sassolino dalle scarpe esortando i parlamentari a pensare ai «fatti», a «lavorare» negli emendamenti e nell'approvazione delle leggi.

E, per smussare i malumori di chi non è riuscito ad ottenere l'upgrade a sottosegretario, ricorda l'importanza e la centralità del ruolo di parlamentare. Un'importanza, è il concetto spiegato dal leader del M5S, sul quale anche chi è al governo deve poter contare. «Ora dobbiamo fare i fatti e cambiare il Paese, siamo al governo ma i fatti li fanno anche i parlamentari», sono le parole di Di Maio che quasi avverte la platea: «non ci sono più scuse, i risultati ora o li ottieni o non li ottieni». E alla fine sembra che il pugno duro usato da Di Maio abbia, almeno per ora, placato i malumori. Il suo discorso, spiegano i partecipanti all'assemblea, è più volte interrotto dagli applausi. Ad un certo punto è una parlamentare ad interrompere, ma con parole al miele: «io sono felicissima di essere formichina e lavorare».

Anche la vice presidente del Senato, Paola Taverna, sciorina complimenti per l'azione di Di Maio mentre al termine della riunione chi, come la senatrice Fattori, annunciava la trincea smorza i toni: un cambio dello Statuto? «Prima o poi bisogna cambiare, ma non è così drammatica». Fronda zittita? Per ora, forse.

Ma il rischio di nuove tensioni, nelle prossime settimane, è dietro l'angolo.

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