Camere, il prezzo che il M5S paga per non essere tagliato fuori

Camere, il prezzo che il M5S paga per non essere tagliato fuori
di Marco Conti
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Giovedì 22 Marzo 2018, 12:31
Qualche elemento, nella convulsa trattativa sulle presidenze delle Camere, comincia ad emergere. Scontata, ma non per tutti, la necessitata compattezza del centrodestra. Nell’alleanza le tensioni non mancano, ma Salvini vuole stare nella trattativa come leader del 37% e non del 17% e Berlusconi ha bisogno dell’alleato per pesare di più. Altro elemento è la difficoltà del M5S ad avviare trattative con i partiti che hanno perso le elezioni ma che mantengono una consistenza elettorale e sono importanti per arrivare ad eleggere i presidenti, soprattutto quello delle Camera che i grillini vogliono anche se non hanno i numeri. 

Il tentativo di spaccare il Pd non è riuscito ai grillini come quello di dividere il centrodestra. Parlare solo con Salvini non basta, ma sedersi al tavolo con il Cavaliere non è possibile per Di Maio.

I grillini sono ora ad un bivio: riaprire la trattativa con il Pd di Maurizio Martina o acconciarsi ad un’intesa con il centrodestra attraverso un meccanismo di voti incrociati e di assenze che permetterebbero a Paolo Romani di diventare presidente del Senato e a Riccardo Fraccaro quello della Camera.

Il rischio dei Cinquestelle è quello di essere tagliati fuori. L’eccessiva rigidità può fare brutti scherzi, ma stringere accordi più o meno potabili o sottobanco ha un prezzo per i teorici dello streaming.
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