Migranti e Ong, il governo sigla la tregua: la mediazione di Renzi

Minniti e Delrio
di Alberto Gentili
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Mercoledì 9 Agosto 2017, 07:58
Paolo Gentiloni, d'intesa con Sergio Mattarella e Matteo Renzi, vuole archiviare in fretta lo scontro sui migranti. E non enfatizza il successo del ministro dell'Interno Marco Minniti che lunedì ha incassato la guida della cabina di comando delle operazioni anti-sbarchi.

La dimostrazione arriva da un'intervista rilasciata dal premier al Tg1. Nessun accenno a Minniti. Nessun richiamo al duello tra il capo del Viminale e il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, da cui dipende la Guardia costiera. Gentiloni si è limitato a lanciare uno slogan: «I flussi stanno diminuendo gradualmente. Ciò significa che vince lo Stato e perdono gli scafisti, i trafficanti». E ha derubricato il codice di comportamento per le navi Ong voluto da Minniti «a un pezzo, un pezzo importante, della strategia d'insieme del governo sui temi dell'immigrazione». Al pari della «collaborazione con la Libia».

Sarebbe stato Renzi a suggerire la linea volta a ricompattare il governo. Perché, a dispetto di quanto filtrato lunedì nelle ore concitate in cui palazzo Chigi ha sfiorato la crisi, il segretario del Pd non tifa per nessuno. Il leader dem viene descritto infastidito dalla drammatizzazione (con minacce di dimissioni) compiuta da Minniti. E si è offerto di fare il paciere per riportare calma e ordine nel governo. Tant'è, che nelle ultime ore ha parlato al telefono con i protagonisti della zuffa: il premier e i due ministri. Obiettivo: mettere in sicurezza Gentiloni.

IL RUOLO DEL LEADER PD
Renzi si è lanciato nell'impresa con un ragionamento che suona più o meno così: gli sbarchi stanno diminuendo, evitiamo perciò tensioni e frizioni nell'esecutivo e cerchiamo tutti di dare una mano. Poi, quando gli è stato chiesto se ritenga che Minniti stia lavorando per accreditarsi come possibile premier nella prossima legislatura, il segretario dem ha risposto con un sorriso.

Ma il tema c'è. Ne parlano nell'entourage di Minniti: «Il ministro sta ricevendo consensi a 360°, anche dal centrodestra. Naturalmente si gioca la partita». Ne discutono nelle stanze del rivale Delrio: «E' evidente che Minniti stia cercando di accreditarsi come leader forte in grado di intercettare il consenso del centrodestra nel caso, dopo le elezioni, fosse necessario un governo insieme a Forza Italia. Basta leggere le dichiarazioni entusiastiche dei forzisti per avere conferma che il progetto sta in piedi...». Da annotare che anche Gentiloni sembra solleticato dall'idea di succedere a sé stesso, in caso di larghe intese post-elettorali. La prova: nessun accenno esplicito, parlando con il Tg1 della «crescita economica raddoppiata», alla continuità con il lavoro del governo Renzi. Una novità assoluta. O quasi. «Ma ci sta, fa il premier e ci ha preso gusto», dice un renziano doc.

Siamo però nel campo delle analisi e delle ipotesi. Ciò che è certo è che lo scontro sui salvataggi in mare si sta placando. Delrio però è descritto «amareggiato» per la decisione di Minniti «di evitare il confronto» e di essere «andato alla prova di forza». E i suoi ricordano che è il ministro dei Trasporti ad avere il controllo della Guardia costiera e dunque del Centro di coordinamento del soccorso marittimo. Posizione da cui Delrio, appoggiato dal mondo cattolico, tiene il punto: «Ho dato disposizioni di usare principalmente le navi delle Ong che hanno firmato il codice di comportamento. Ma di certo non posso violare il diritto internazionale: se bisogna salvare vite umane serve la nave più vicina, il soccorso in mare non è derogabile». E tiene il punto, Delrio, anche sui trasbordi: «Non li posso vietare. Che faccio? Lascio i migranti vagare in mare per 15 giorni?».

SEGNALI DI PACE
C'è da dire che Minniti, incassata la schiacciante vittoria - con Mattarella e Gentiloni che lunedì hanno elogiato il suo lavoro e hanno detto che sui migranti comanda lui - appare intenzionato a ricucire. Dice: «Nessuna divisione, con Delrio i rapporti sono eccellenti». E al Viminale affermano: «Andava chiarito che il governo ha una sola linea. Ma è ovvio che qualche eccezione ci può stare, se affonda un gommone e viene dato l'incarico del salvataggio a una nave che non ha firmato il codice, nessuno farà il cane rabbioso. Non è un derby tra rigore e umanità».
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