Minzolini: «Mi dimetto come promesso. Certo, le dimissioni vanno votate...»

Minzolini
di Mario Ajello
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Venerdì 17 Marzo 2017, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 15:51

«Ero pronto a bere la cicuta...».

E invece champagne, senatore Minzolini?
«Ehhhh, è andata bene».

Ora potrà iscriversi al Pd?
«Sono stato salvato da un moto di coscienza e ringrazio quelli che lo hanno avuto, senza pregiudizi, senza fanatismi ideologici».

Non se lo aspettava?
«Non me lo aspettavo proprio. Ero convinto che mi avrebbero fatto decadere. E ora, sono il più stupito e il più contento di tutti».

Ma senta...
«No, non voglio fare interviste, sarei masochista».

Senatore masochista, adesso che cosa farà?
«Scrivo la lettera di dimissioni dal Senato».

Ma a questo punto non le conviene rimanere tra gli allori e gli urrà e come l'uomo che ha battuto la logica giustizialista?
«No, vado via».

Resti.
«No, mi dimetto anche perché non mi va di ascoltare poi la solita solfa, la solita storia, quelli che gridano: vuole restare appiccicato alla poltrona! Variante: punta alla pensione pagata con i soldi nostri. A me invece di queste cose non importa affatto. Scrivo la lettera e mi dimetto».

Nella speranza che le dimissioni, come quasi sempre accade, non verranno accettate?
«Ci sarà un iter e deciderà il Senato. Io di certo non voglio stare attaccato al mio scranno. Mi piace fare il lavoro che facevo e voglio tornare a fare quello: il giornalista».

Non si aspettava la salvezza perché i senatori sono per lo più giustizialisti o obbedienti ai magistrati?
«Hanno dimostrato di non esserlo. E questa è una bellissima sorpresa. Però il Senato aveva già dato, non nel caso Berlusconi, prova di equilibrio. Ha approvato la legge che regola il ritorno dei politici in magistratura e poi purtroppo si è arenato tutto».

Sta parlando di Giannicola Sinisi?
«Di chi?».

Sinisi è il giudice che l'ha condannata, aumentando di sei mesi la richiesta del pm, tornato in magistratura dopo un periodo in cui ha ricoperto incarichi di governo con il centrosinistra.
«Le faccio un esempio. Che cosa direbbe Di Maio, se fosse giudicato da Anna Finocchiaro, che torna in magistratura dopo l'esperienza politica? Troverebbe giusto Di Maio essere condannato da una figura così, che ha fatto questi passaggi come se nulla fosse? E se Michele Emiliano, uno dei competitor alle primarie contro Renzi, e giudice a sua volta, tornasse al suo mestiere di prima - ma anche di adesso perché non si è dimesso - e giudicasse in tribunale l'ex segretario? Sarebbe una cosa giusta o pure una follia inammissibile?».

Ora va riabilitato pure il suo amico Berlusconi?
«Con lui si è agito in maniera pessima. E' scattata la decadenza automatica, mal interpretando la legge Severino».

Silvio l'ha chiamata al telefono e le ha detto: «Mi hai fatto felice!».
«Ci siamo sentiti. E abbiamo parlato della sfera umana, non di quella politica».

Il Pd che fa un favore a un falco berlusconiano vale come un nuovo Nazareno?
«Ma non lo so. Mi ha colpito il fatto che è stato un voto non di schieramento. Ognuno si è espresso secondo la propria coscienza. E lo ha fatto con voto palese e non nel segreto dello scrutinio. Questo non accadeva neppure nella Prima Repubblica».