Molteni (Lega): «La politica di Bruxelles va riscritta, solo così l'Italia potrà crescere»

Molteni (Lega): «La politica di Bruxelles va riscritta, solo così l'Italia potrà crescere»
di Mario Ajello
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 08:30
Onorevole Molteni, il governo ancora non c'è e già vi fate attaccare dall'Europa?
«C'è stato subito un inaccettabile intervento a gamba tesa, sia sul fronte del bilancio che su quello dell'immigrazione. La Ue si conferma un organo non elettivo, che non rispetta la sovranità dei popoli e dei territori».

Non le sembra che questo tipo di retorica anti-europea può funzionare quando si sta all'opposizione ma al governo occorre cambiare approccio?
«I cittadini italiani ci hanno chiesto un governo di svolta. Per questo hanno votato per la Lega e per i 5 stelle. Molti tecnocrati e molta burocrazia a Bruxelles si oppongono al cambiamento che noi rappresentiamo. Chiedere all'Italia di comportarsi, sull'immigrazione, come ha sempre fatto è un'offesa all'intelligenza dei nostri concittadini. L'immigrazione è fuori controllo, sia in Europa sia in Italia. Bisogna ristabilire la difesa dei confini, che non sono tratti di penna sulla cartina ma elementi fondanti della sovranità di una nazione. Ogni Stato serio protegge i propri confini e i propri quartieri».

Voi volete rompere il fiscal compact e uscire dalla logica del pareggio di bilancio. Però, quando eravate al governo, eravate favorevoli a questi criteri.
«Sono regole di un mondo che non esiste più. Per dare crescita all'Italia, bisogna ribaltare quelle linee europee. Solo così si trovano i soldi per attuare il nostro grande piano di cambiamento che è quello che ci hanno chiesto gli italiani: dalla flat tax al reddito di cittadinanza, che non dev'essere un sussidio a perdere, per non dire della legge Fornero. L'Europa sa benissimo che questa è la nostra strategia. E già reagisce. Per una forma di auto-protezione. Ma noi non avremo tentennamenti su questo. E neppure sulla questione migranti. La politica europea è fallita e la riprova è che i singoli Stati, penso alla Francia, fanno a modo loro. Così vogliamo fare anche noi. Ci sono temi non negoziabili, su cui Salvini ha chiesto carta bianca, e questo è uno di quelli».

E i Cinquestelle?
«Su questo c'è distanza, anche sulle infrastrutture, anche su altri punti. Bisogna chiarirsi, così si potrà avere un governo più stabile e coeso».

Non sarebbe più facile averlo in un ambito solo di centrodestra, cioè con Berlusconi e senza grillini?
«Noi abbiamo tenuto ferma l'alleanza con Forza Italia e Fratelli d'Italia».

Allora il negoziato con M5S è solo una scappatella?
«No, il problema è che a Salvini non è stato dato l'incarico di premier. E allora, con grande senso di responsabilità, stiamo provando a dare un governo agli italiani, che giustamente lo chiedono».

Ma lei può assicurare che la posizione durissima anti-Ue è condivisa da tutta le Lega?
«Certamente, non ci sono eccezioni».

Non è che il Quirinale può sperare che qualcuno, per esempio Giorgetti, abbia un atteggiamento più morbido di Salvini rispetto a Bruxelles?
«Non vedo differenze tra i due».

Non state perdendo troppo tempo nell'elaborazione del programma?
«L'importante è partire veloci, quando è stato definito tutto».

La bozza che è uscita in molti punti è vaga. Su quali temi siete lontani?
«Sulle infrastrutture, i grillini non hanno la nostra forte convinzione che le grandi opere, quelle utili, sono un volano straordinario per la crescita. E poi, la giustizia».

Sono giustizialisti?
«Mi limito al tema della legittima difesa. Va declinato in maniera molto chiara. Secondo questo principio: la proprietà privata è inviolabile, e ognuno ha il diritto di difendersi nella propria abitazione. E questo non va assolutamente considerato un reato. Vedo i 5 stelle dubbiosi, in materia, e questo non va bene. Non ci possono essere tentennamenti».
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