Rifiuti Roma, Galletti: «Subito piano di intervento o rischio sanzioni Ue»

Rifiuti Roma, Galletti: «Subito piano di intervento o rischio sanzioni Ue»
di Fabio Rossi
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Martedì 9 Gennaio 2018, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 08:17
«Serve subito un piano per lo smaltimento integrale dei rifiuti romani nella stessa Capitale. Altrimenti il problema diventerà davvero grave, e rischieremmo anche l'intervento dell'Unione europea».

Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente, quanto la preoccupa la vicenda dei rifiuti di Roma, in questa fase?
«Ciò che mi preoccupa di più in questo momento è la mancanza di un piano strutturale per lo smaltimento dei rifiuti della città di Roma. Un dato che ha come conseguenza immediata il trasporto fuori regione, sul quale ho forti perplessità».

Non considera il trasporto dei rifiuti una soluzione valida? Eppure...
«La comprenderei solo come intervento emergenziale, perché crea ulteriore inquinamento, con il trasporto stesso dei rifiuti per tutto il territorio nazionale, e maggiori costi per la città che li produce. Ho apprezzato la correttezza istituzionale del governatore Bonaccini, che ha dovuto fronteggiare anche le resistenze dei suoi cittadini, i quali temono comprensibilmente di diventare la pattumiera della Capitale. Lo capisco bene, da cittadino bolognese, e per questo il comportamento del presidente dell'Emilia Romagna è ancora più apprezzabile».

Il dibattito di questi giorni risente in modo evidente del clima da campagna elettorale.
«Mi preoccupa anche la strumentalizzazione politica. I rifiuti non hanno colore politico e non si possono trattare con l'ideologia, ma con la buona amministrazione. Ma questi due aspetti, nel Comune di Roma, finiscono spesso per accavallarsi e creare confusione, senza trovare risposte adeguate».

Il Campidoglio punta a far impennare la raccolta differenziata per ridurre al minimo i rifiuti da trattate.
«Posso apprezzare questa strategia nel lungo periodo, perché come ministro punto a questo obiettivo finale: sono contento dei risultati ottenuti da alcune Regioni e alcuni Comuni, meno di altri. Ma manca un piano strutturale per affrontare il periodo di transizione verso l'obiettivo, dei rifiuti zero, a cui arriveremo tra anni, senza lasciare i rifiuti per strada: anche perché Roma e la Capitale d'Italia e, quindi, la vetrina del Paese».

Il ministero che farà, nel frattempo?
«Io continuerò a chiamare tutte le parti interessate, per cercare una via d'uscita, ma poi bisogna dare corpo alle soluzioni. Se qualcuno pensa che il Governo si prenda la responsabilità di fare ciò che i Comuni non vogliono fare sbaglia, perché non sarebbe giusto».

Quale può essere una strada da seguire, per evitare l'emergenza rifiuti nella Capitale?
«Le soluzioni non possono essere né aprire nuove discariche né continuare a portare in giro i rifiuti per l'Italia e l'Europa. Se non si individuano altre soluzioni che risolvano questa situazione nel breve tempo, diventa un grosso problema».

Secondo lei a Roma mancano strutture adeguate per uscire da questa lunga crisi?
«Servono nuovi impianti, vedano loro quali. Ma oggi, non fra cinque anni».

Ma il Comune di Roma nega il problema, rischiando di trascinare la questione in una strada chiusa. Come si esce da questo tunnel?
«Bisogna semplicemente che ognuno si assuma le proprie responsabilità e faccia qual che deve fare, altrimenti il sistema va in tilt».

In questo contesto, mandare i rifiuti fuori dal Lazio può essere solo una soluzione tampone?
«L'aiuto delle altre Regioni non può che essere un palliativo. Altrimenti fra un po' interverrà anche l'Unione europea, che ci chiede conto dello smaltimento dei rifiuti. E una delle regole europee nel settore è quella della prossimità, proprio per evitare che vengano trasportati da un posto all'altro».

Si rischia l'apertura di una procedura d'infrazione europea, come successo in passato a Napoli?
«È un'eventualità a cui non voglio nemmeno pensare».
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