Unico momento concesso all'esterno una foto di Musumeci e i figli a casa a guardare la Tv postata dal suo staff su Twitter. E a loro dedicherà in pubblico la sua vittoria. Nello spiega che sarà il «presidente di tutti i siciliani». E che si sente pronto a combattere per l'Isola. Con una missione, il recupero della massa di astenuti che ha formato, in questa latitudine, il primo partito. Ieri sera dopo avere votato si è recato a Castel di Iudica, per un caffè al bar della piazza con gli amici di un tempo e poi una corsa nella sua casa di Militello in Val di Catania, che lo ha premiato con il 73% delle preferenze. Una passeggiata distensiva e il cibo ai cani. Una scorta di mandarini e melograni prelevati dai suoi amati alberi. Poi il rientro a casa, a Catania. Comunicazioni con l'esterno chiuse, mediate dai figli, con accesso a pochissimi. Come Giorgia Meloni con la quale ha scambiato una veloce telefonata di auguri con tanto di scongiuri.
Un sms con un suo fedelissimo, Gino Ioppolo, sindaco di Caltagirone: «un normale scambio di messaggi tra amici...».
Amici, che assieme a staff politico e leader politici, hanno avuto, e mantengono, l'ordine del silenzio con tutti. Qualcosa trapela: 'famelicò di programmi televisivi nazionali sulle elezioni, controlla continuamente il sito della Regione Siciliana. Alla ricerca di dati. Le proiezioni non lo appassionano, guarda numeri certi e consolidati. Dallo staff, scherzando, ma non troppo, confermano: «se non ha la certezza matematica incontrovertibile dell'esito finale non si farà vedere...». Così l'arrivo previsto per le 12 slitta a dopo le 19 e nonostante alle 16.52 lo staff annunci «l'euforia della vittoria». E solo quando gli dicono, forzando la mano, «presidente è fatta, non possono più raggiungerci», scatta la festa: Musumeci il post missino con tratti da democristiano è il nuovo governatore della Sicilia. Chiama il fedele Raffaele Stancanelli e gli dice commosso: «Dobbiamo combattere per la Sicilia e dimostrare cosa sappiamo fare». Applausi, lacrime, sorrisi e slogan "presidente, presidente" per lui che ha dato circa cinque punti di distacco a Giuseppe Cancelleri, il candidato del M5s che sembrava il favorito. Ma "il patto dell'arancino" siglato dai leader che a Catania hanno provvisoriamente ricompattato il centrodestra ha funzionato. Almeno fino ad oggi.
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