Malattia, spunta l'autocertificazione. I sanitari: «Noi a rischio processo per certificati che non fermano i furbi»

(Foto Ansa)
di Giusy Franzese e Diodato Pirone
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Mercoledì 5 Luglio 2017, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 22:35

Tutto cominciò la mattina del 6 marzo del 2013 quando nella tranquilla Piacenza venne arrestato un agente della polizia penitenziaria. La notizia emerse dalla rapida conferenza stampa nella quale il magistrato spiegò che l'arrestato curava i suoi traffici privati soprattutto durante i giorni di malattia chiesti, molto spesso e sempre per telefono - senza visita - al suo dottore di base. Peccato che l'agente fosse intercettato. Col risultato di inguaiare fino al collo il medico per truffa e violazione (la mancanza della visita) del decreto legislativo 165 del 2001. Da quattro anni il medico è sotto processo e rischia la radiazione. Accadde ancor peggio a Roma, nella notte del Capodanno 2015 quando 767 vigili non si presentarono al lavoro, molti con la giustificazione di certificati medici ottenuti rocambolescamente proprio il 31 dicembre. Possibile? La Procura non ci mise molto a scoprire approssimazioni e irregolarità di ogni genere e indagò 59 medici per falso rinviandone a giudizio 22 per truffa.

CENTINAIA DI EPISODI
Sono solo due delle centinaia di episodi che non finiscono sui giornali ma che stanno mettendo a soqquadro gli Ordini provinciali dei medici: possibile che un dottore possa bruciare la sua carriera non per una diagnosi errata ma per un burocratico certificatino?

E' possibilissimo. Al di là delle truffe, il fatto è che ogni anno i certificati in Italia ammontano alla bellezza di 18 milioni (è la media degli ultimi 5 anni) e ogni lunedì che Dio manda in terra si tocca il picco settimanale perché gli italiani ne chiedono 120.000 che sommergono regolarmente i 70.000 medici di base.

Che fare? Complici le elezioni in arrivo, il Parlamento ha deciso di esaminare (il che non vuol dire approvare) una proposta di un senatore toscano ex 5Stelle che si chiama Maurizio Romani. «Sto riflettendo se ripresentarmi alle prossime politiche - sorride Romani - Ma non ho conflitti d'interesse perché non firmavo certificati da medico e questa mia proposta risale all'autunno del 2015. E' semplice: trovo giusta questa battaglia dei colleghi». Il suo disegno di legge prevede due cose. Primo: il cittadino può autoassegnarsi fino a tre giorni di malattia comunicandoli al medico che a sua volta ne invia notizia all'Inps. Secondo: addio alla truffa poiché i certificati vengono depenalizzati. «Dobbiamo responsabilizzare i cittadini non condannare i dottori - spiega il vicepresidente dell'Ordine dei medici, Maurizio Scassòla - Oppure copiare il Canada dove chi non fa il furbo con false malattie può andare in pensione prima». «L'attuale sistema non funziona - aggiunge Augusto Pagani, non a caso presidente dell'Ordine di Piacenza - Come fa un medico a non dare riposi di fronte ad una dichiarazione di un suo paziente relativa a una vertigine, al mal di testa, a dolori mestruali? Per combattere l'assenteismo serve qualcosa di più sistemico, qualcosa che combatta davvero i furbi».

Chiacchiere per mascherare una classica battaglia corporativa? Il sistema delle imprese da sempre chiede ai medici di filtrare i furbi. Tuttavia qualche azienda, come l'Ibm, accetta l'autocertificazione fino a due giorni di assenza e la Ferrari in funzione anti-furbi aumenta i già sostanziosi premi del 5% per chi non si assenta neanche per un giorno in un anno.

Il giuslavorista Michele Tiraboschi la pensa così: «Il tema va intrecciato con la trasformazione del mondo del lavoro. Siamo nel tempo dello smart working, del lavoro agile, della responsabilizzazione, del lavoro per obiettivi. Già adesso alcuni contratti collettivi di lavoro, come quello del Commercio, hanno alleggerito controlli e garanzie sulle assenze brevi per malattia, prevedendo una sorta di autocertificazione. Ma per impedire abusi, dopo 3-4 volte nell'anno, tali assenze sono pagate la metà».

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