Sono 7,1 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno fatto ricorso all'intramoenia (il 66,4% proprio per evitare le lunghe liste d' attesa). Il 30,2% si è rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Pagare per acquistare prestazioni sanitarie è ormai un gesto quotidiano: più sanità per chi può pagarsela. Per il 45% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è poi peggiorata negli ultimi due anni (lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud), per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est). La lunghezza delle liste d' attesa è il paradigma - secondo l'indagine - delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d'attrazione della sanità a pagamento.
Il ministro Lorenzin. «È chiaro che il Sistema Sanitario deve fare i conti con la grave crisi economica che le famiglie stanno vivendo e che questa indagine Censis ci conferma la necessità di difendere l'aumento previsto del Fondo Sanitario per il 2017-18, che intendiamo utilizzare tra l'altro per sbloccare il turn over.
Deve essere chiaro a tutti che non si possono fare le nozze con i fichi secchi». Lo afferma il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, commentando i dati Censis. In relazione ai dati diffusi sugli italiani che rinunciano alle cure a causa delle difficoltà economiche, Lorenzin sottolimnea che «si tratta di un problema conosciuto, per la cui soluzione stiamo operando da tempo con il Ministero dell'economia e delle finanze, le Regioni ed i professionisti del Servizio Sanitario Nazionale». La soluzione, afferma, «passa da una profonda riorganizzazione del sistema delle liste di attesa, soprattutto in alcune regioni italiane». Quello che il Censis «non rileva - prosegue - è che alcuni territori del nostro Paese offrono modelli sanitari d'avanguardia, altre non garantiscono, come dovrebbero, il funzionamento della rete territoriale, prima e dopo il ricovero in ospedale. L'obiettivo è quello di uniformare l'intero territorio nazionale su questi standard elevati, così da permettere a ciascun cittadino di ottenere in tempi rapidi le prestazioni sanitarie di qualità». «Trovo singolare - rileva inoltre il ministro - che secondo l'indagine Censis il 51% degli italiani si schieri contro le sanzioni ai medici per le prescrizioni inutili, sanzioni che non ci sono, come ho avuto modo di ripetere più volte. È chiaro che il Sistema Sanitario Nazionale deve fare i conti con la grave crisi economica che tutte le famiglie italiane stanno vivendo e che questa indagine ci conferma la necessità di difendere l'aumento previsto del Fondo Sanitario Nazionale per gli anni 2017 e 2018». Fondo, conclude il ministro, che «intendiamo utilizzare per sbloccare il turn over e stabilizzare il personale sanitario precario, rifinanziare il Fondo per l'epatite C, coprire i costi dei nuovi farmaci oncologici e garantire a tutti i cittadini accesso gratuito alle cure».
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