Le chat di WhatsApp fra genitori degli alunni? Per gli psicologi sono inutili

Le chat di WhatsApp fra genitori degli alunni? Per gli psicologi sono inutili
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Giovedì 13 Settembre 2018, 13:21 - Ultimo aggiornamento: 13:43
Basta con le chat fra genitori, basta con l'assillo dei gruppi social legati all'attività della scuola. Compiti, libri, gite, avvisi e malattie. Tutto quello che accade ai bambini a scuola finisce nelle chat dei genitori. Con buona pace del "vecchio" rappresentante di classe, superato da un veloce messaggio sullo smartphone.

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Ma è davvero utile la chat dei genitori? «Sono sempre stato poco favorevole alle chat dei genitori, a mio avviso sono più i contro che i pro che ne derivano. Questo tipo di comunicazione, in realtà, serve solo ed esclusivamente al genitore e non viene utilizzato per apportare un qualsiasi vantaggio al proprio figlio», spiega Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell'Associazione nazionale DiTe (dipendenze tecnologiche gap e cyberbullismo).

«Ci troviamo di fronte al fenomeno dell'illusione della tecnologia - aggiunge Lavenia - Pensiamo di avere tutto sotto controllo e in poco tempo, ma in realtà è solo un'illusione che la tua mente e il tuo corpo siano realmente collegati in quella circostanza». Ad inizio settembre i media hanno riportato l'iniziativa dell'assessore alle Politiche sociali del comune di Monte San Savino (Arezzo) che insieme ai dirigenti scolastici e alle maestre, ha comunicato che il gruppo Whatsapp di genitori e insegnanti sarebbe stato chiuso per tornare al tradizionale ruolo del rappresentante di classe. 

«Dobbiamo tornare ai rapporti umani diretti e non mediati. Dove sono finite quelle mamme che si ritrovano al di fuori dell'istituto o alle feste di compleanno per dialogare sulla mole di compiti assegnati in classe o sul nuovo insegnante? - chiede Lavenia - Sicuramente il tran tran della quotidianità molto spesso non lascia alternative e il tempo da dedicare a queste situazioni rischia di essere sempre di meno, o comunque posto al secondo piano. Si pensa di poter ovviare a questa mancanza tramite il proprio smartphone, ma non è così - continua lo psicoterapeuta - deve tornare di moda il dialogo tra genitori, alunni e insegnanti».

«Non dimentichiamoci, inoltre, che molto spesso a causa di queste chat nascono dei veri e propri fenomeni di esclusione - conclude il presidente di DiTe - Se una mamma non risulta molto simpatica, o semplicemente non è in possesso di uno smartphone, automaticamente non viene inserita nella chat».
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