Scuola: aumenti netti di soli 50 euro. Soldi a giugno, prof pronti ai ricorsi

Scuola: aumenti-beffa, solo 50 euro. Scatto a giugno, prof pronti ai ricorsi
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 9 Maggio 2018, 16:14 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 17:15

Un contratto atteso da oltre 10 anni e la busta paga che stenta ad aumentare. Per il personale della scuola l'aumento potrebbe rivelarsi davvero magro: sono in arrivo poco più di 50 euro al mese. Ma la promessa fatta al 1,2 milione di dipendenti della scuola, con il rinnovo del contratto 2016-2018 firmato il 20 aprile scorso, era tutt'altra: si parlava di aumenti di 110 euro lordi mensili. Niente di tutto questo: al netto delle trattenute, la somma in arrivo a giugno sarà decisamente inferiore.

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A fare i conti in tasca ai cedolini in arrivo è il sindacato Anief che, ironizzando su un accordo sindacale mai condiviso, definisce gli aumenti “pochi, maledetti e neanche subito” visto che l'attesa è stata protratta fino al mese di giugno. Degli 85 euro di media promessi, in tasca ai docenti ne arriveranno appena 50. Come è possibile? Italia Oggi, dati alla mano, ha fatto un rapido calcolo e i conti, a ribasso, tornano: “gli aumenti sono stati calcolati al lordo dipendente: una formula che indica l’importo comprensivo dei contributi previdenziali a carico del lavoratore (11%), dell’Irpef e delle tasse comunali e regionali.

E siccome al crescere degli importi spettanti sale anche l’imposizione fiscale, la somma da versare in busta paga al netto delle trattenute si aggira mediamente intorno ai 50 euro, per tutte le qualifiche del comparto, docenti, amministrativi e personale ausiliario. Ciò a prescindere dalla qualifica ricoperta e dall’anzianità di servizio”.

In sostanza un docente di scuola superiore con 30 anni di anzianità ha diritto a 106,7 euro di aumento lordo mensile a cui vanno tolti i contributi previdenziali a carico del lavoratore pari all'11%, abbassando così l'imponibile a 95 euro. Da questa somma viene tolta l'aliquota Irpef al 38% e si arriva a 59 euro, a cui verranno sottratti uno 0,5% delle tasse comunali e l'aliquota per l'addizionale regionale pari al 2%. Risultato: 55 euro netti in busta paga.


“Alla luce di questi dati , che danno la consistenza reale della ristrettezza degli aumenti e degli arretrati – spiega Marcello pacifico, presidente dell'Anief - rimane abissale la distanza tra quanto avrebbero dovuto percepire i lavoratori della scuola e quanto giungerà nei loro stipendi. Basta ricordare che per il periodo 2007/08-2015/16, gli anni del blocco del contratto della Scuola, l’Aran ha calcolato che la perdita progressiva di valore degli stipendi pubblici rispetto all’inflazione equivale all’8,1%. Inoltre, nel periodo in cui gli stipendi pubblici non facevano ravvisare incrementi, nel settore privato gli aumenti hanno toccato quota 3,6 punti. A questo punto, considerando la presa in giro cui il personale è stato sottoposto, con gli aumenti “mancia” che arriveranno nel volgere dei prossimi 50 giorni, secondo noi è lampante che per avere giustizia sul fronte stipendiale non rimane che attivare la battaglia nei tribunali”.

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