L’università resta senza fondi: cancellate le borse di studio

L’università resta senza fondi: cancellate le borse di studio
di Lorena Loiacono
3 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Marzo 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 08:04
Borsisti ma senza un euro in tasca. Sono brillanti negli studi, vantano ottimi voti sullo statino universitario ma, pur dimostrando di averne diritto, non riescono proprio ad ottenere una borsa di studio. Il motivo? Mancano i fondi per erogarle. Sono oltre 7.400 gli studenti universitari risultati idonei a ricevere la borsa per l’anno accademico 2016-2017, quindi con tutte le carte in regola, ma restano in lista d’attesa perché di fatto i soldi non ci sono. È questo lo strano caso dell’università italiana che riconosce il merito dei suoi studenti ma non in termini economici. Ed il rischio è che poi gli studenti si perdano, impossibilitati a mantenersi gli studi.

SCOMPARSI
Dal 2008 ad oggi infatti, negli atenei italiani, sono scomparsi 300 mila studenti. La borsa di studio va ad aiutare i ragazzi che, impegnati sui libri, non possono lavorare tutto il giorno per mantenersi. E così, senza aiuti, lasciano o rinunciano in partenza. Una situazione che va avanti da anni, ormai, e non sembra avere soluzione. Nel 2000, ad esempio, venivano investiti 307 milioni: il fondo continuò a crescere fino al 2010 raggiungendo quota 492 milioni di euro. Ma da quel momento arrivò il cambio di rotta con tagli drastici fino ai 219 milioni stanziati per il 2017. L’anno accademico 2015-2016 inoltre, che viene ricordato come l’anno nero del diritto allo studio, ben 35 mila ragazzi hanno perso la borsa di studio universitaria a causa delle modifiche apportate all’indicatore Isee. Nell’anno successivo i fondi sono aumentati, riportando la situazione alla “vecchia” normalità dove vengono esclusi dalla borsa 7.441 aventi diritto. «Mancano ancora 130 milioni di euro sul Fondo integrativo statale per garantire una copertura totale degli idonei, nonostante l’aumento dell’ultimo anno che lo ha portato a 219 milioni - spiega Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari - il sottofinanziamento del sistema di diritto allo studio sta provocando una distorsione delle fonti di finanziamento per provare a coprire tutti gli idonei alla borsa: oltre ai fondi immessi dagli atenei, infatti, molte regioni sono costrette a utilizzare i Fondi Sociali Europei per coprire le borse, invece di utilizzarli per migliorare la qualità dei servizi offerti».

Non solo, per aumentare le borse di studio gli studenti devono sperare nelle soluzioni trovate dalle singole università per erogarne di più: risultano infatti decisive le risorse investite sulle borse di studio direttamente da parte degli atenei. Esiste quindi una notevole differenza tra l’erogazione delle borse da un ateneo all’altro e, spesso, da una regione all’altra. In base alla ripartizione del Fis per il 2017, le regioni del Sud ottengono un aumento del 40% mentre quelle del Centro perdono il 7,3% e quelle del Nord perdono il 13,7%.

LE REGIONI
Nel dettaglio, il Lazio, il Piemonte la Lombardia e la Valle d’Aosta hanno perso il 20% rispetto al 2016: per il Lazio sono spariti 5,8 milioni di euro, in Piemonte 2,5 milioni e nella Lombardia 4,6 milioni, il Veneto ha perso 2,5 milioni e l’Emilia Romagna 1,9. Buone notizie invece per il meridione dove la Sicilia è passata dai 12,5 milioni del 2016 ai 25 del 2017, la Puglia e la Calabria hanno guadagnato 4 milioni di euro ciascuna e la Sardegna 3,5 milioni. Il problema però non sembra riguardare solo il finanziamento di tutte le borse di studio ma anche l’individuazione degli aventi diritto. In Italia infatti gli studenti borsisti sono appena il 9,85% degli iscritti, neanche uno su dieci, una percentuale decisamente bassa rispetto a quelle degli altri Paesi europei: in Spagna ad esempio i borsisti sono il 30% del totale degli iscritti, il 39% in Francia e addirittura il 72% in Finlandia.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA