IN AUMENTO
Oltre all’accesso programmato dal ministero dell’istruzione anno per anno, sono in aumento le università che decidono di porre il numero chiuso ai loro corsi, a livello locale, perché non hanno i docenti necessari e le strutture adeguate. Accade soprattutto per facoltà tecniche o scientifiche per le quali, ad esempio, è necessaria una buona dose di ore in laboratorio come biologia, farmacia e scienze. Il calcolo dei corsi a numero chiuso attivati in Italia, in aumento rispetto al passato, viene riportato nel dettaglio dal rapporto sulla condizione studentesca, approvato all’unanimità dal Cnsu, il Consiglio nazionale degli studenti universitari: i corsi a numero chiuso sono passati dai 919 del 2013 ai 972 del 2017, si tratta del 21,9% del totale. Uno su 5, quindi, è blindato e prevede una selezione iniziale. Se a questi si aggiungono anche i 720 ad accesso programmato a livello nazionale, resta libero solo il 61,9 % dei corsi universitari. Il test di ingresso quindi è stato inserito quasi nel 40% dei corsi di laurea. Due su cinque.
Sulla questione dei test di ingresso è intervenuto anche il ministro all’istruzione Bussetti, presentando le linee programmatiche in audizione davanti alle Commissioni Cultura di Camera e Senato: «Approfondirò la revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato attraverso l’adozione di un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studenti verso le loro effettive attitudini. Da uomo di scuola auspico che un numero sempre maggiore di studenti, dopo gli istituti superiori, possa accedere alla formazione universitaria o all’alta formazione artistica musicale e coreutica. Durante questo mio mandato - ha aggiunto - farò in modo di poter ampliare la platea di studenti beneficiari dell’esenzione totale del pagamento delle tasse di iscrizione rendendo più agevole poter accedere alla “No – Tax area” e verificherò la possibilità di stabilizzare il Fondo integrativo statale per la concessione da parte delle Regioni di borse di studio per gli studenti meritevoli ma privi di mezzi. Mi auguro che si possano poi semplificare le procedure amministrative necessarie all’erogazione delle borse di studio».
LE CAUSE
Intanto per gli studenti la battaglia va avanti in tribunale: non mancano infatti i casi in cui i criteri utilizzati dai singoli atenei per adottare il numero programmato sono stati contestati tanto che il Tribunale amministrativo regionale del Lazio è stato più volte chiamato a pronunciarsi con esiti anche positivi per gli studenti. Tra i criteri più contestati, con cui le università introducono il numero chiuso, c’è il rapporto numerico tra docenti e studenti. Nel settembre 2017 ad esempio è stato ritirato l’accesso programmato ai corsi di laurea di area umanistica dell’Università Statale di Milano: il Tar del Lazio ha infatti sospeso il test in programma per le facoltà umanistiche. L’ateneo, che avrebbe potuto rivolgersi al Consiglio di Stato, ha poi rinunciato del tutto visto che comunque l’anno accademico doveva iniziare giorni.
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