Intervista a Berlusconi: «Investimenti al Sud per 500mila posti»

Intervista a Berlusconi: «Investimenti al Sud per 500mila posti»
di Mario Ajello
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Sabato 3 Marzo 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 18:59

Lei si definisce usato sicuro, presidente Berlusconi. Ma perché gli italiani dovrebbero puntare su un leader e un partito che hanno già governato a lungo? 
«In realtà, io mi sono definito un usato sicuro ma garantito. Per due ragioni: primo, perché proprio al governo abbiamo dimostrato quello che siamo capaci di fare; secondo, per farci completare la rivoluzione liberale che alleati ineffabili e avversari cinici e sleali ci hanno permesso di realizzare solo in parte. Gli italiani ricordano come abbiamo lasciato l’Italia nel 2011, con la disoccupazione due punti sotto la media europea, mentre ora è due punti sopra, con gli sbarchi di clandestini azzerati, mentre in questi anni ne sono arrivati 600.000, con il debito pubblico più basso di 400 miliardi rispetto ad oggi, con un livello di tassazione decisamente più basso dell’attuale. In 10 anni di governo non abbiamo mai messo le mani nelle tasche dei cittadini».

Tajani candidato premier. Com’è nata questa scelta? 
«Ho convinto Antonio Tajani a rendersi disponibile a lasciare una delle più alte cariche dell’Unione Europea per guidare il prossimo governo di centrodestra. Correttamente ha voluto rifletterci a lungo, e consultare i principali leader europei prima di accettare: il Parlamento Europeo è la massima espressione della sovranità popolare in Europa, è il luogo che rappresenta l’Europa dei popoli quale noi la vogliamo, e tutti mi hanno detto che Antonio è il miglior presidente in assoluto nella storia di quell’Assemblea elettiva. Per l’attività del prossimo governo è fondamentale avere un premier che abbia solidi rapporti in Europa, perché l’Italia deve riacquisire il peso perduto nell’Unione, deve lavorare per cambiarne le regole, deve soprattutto ottenere il consenso e l’appoggio dell’Europa al grande pacchetto di riforme per far crescere l’economia italiana e alla gestione dell’emergenza-immigrazione. Tajani è da sempre un mio amico e collaboratore, e rappresenta perfettamente il profilo di Forza Italia: cattolico, liberale, moderato, saldamente radicato nel Partito Popolare Europeo, con una solida esperienza professionale alle spalle». 

Si aspettava la rimonta di Parisi nel Lazio e perché non lo avete messo in pista subito? 
«Stefano è il candidato giusto, e d’altronde il centrodestra nel Lazio è la coalizione vincente. La gara non è chi presenta prima le candidature, ma chi vince le elezioni. Ora che i cittadini conoscono Parisi, un grande manager con competenze sia nel pubblico che nel privato, un romano che si è fatto apprezzare nel mondo, sono certo che lo voteranno. Il Lazio, dopo l’immobilismo di Zingaretti e il disastro della Raggi a Roma, ha bisogno di una svolta, di un colpo di reni per ripartire. Parisi è l’uomo giusto per questo».

La Lombardia è il vostro modello di governo e probabilmente rivincerete. Ma è esportabile il modello lombardo? 
«Certamente sì, proprio perché non è un modello lombardo, legato al territorio, è un modello basato sulla capacità delle forze politiche del centro-destra di governare privilegiando l’efficienza, tagliando i costi e quindi le tasse, ponendo al centro il cittadino».

Salvini e Meloni guardano a Orban e promettono guerra contro l’asse franco-tedesco. È compatibile questo con l’europeismo modello Berlusconi? 
«Io credo sia sbagliato schematizzare queste posizioni. Orban fa parte del Ppe ed è anche mio amico. Non esiste un asse franco-tedesco, esistono Paesi diversi che hanno legittimi interessi diversi. L’importante è far valere quelli dell’Italia, con credibilità e autorevolezza ben diverse dal passato. Questo non significa creare un conflitto con l’Europa, significa lavorare per un’Europa diversa. E’ proprio quello che faremo nell’ambito del Ppe». 

È vero che, se strappate a M5S un piccolo gruzzolo di collegi nel Sud, per il centrodestra è vittoria sicura? 
«E’ vero che il Sud può essere decisivo. Mi auguro che gli elettori di questa parte d’Italia siano consapevoli che l’unico voto utile per far ripartire il Mezzogiorno e l’intero Paese è il voto al centrodestra. I nostri governi sono stati quelli che hanno investito di più per il Mezzogiorno e continueremo a farlo. I ragazzi del Sud senza lavoro, le famiglie del Sud sotto la soglia di povertà, le imprese del Sud soffocate dalle tasse, dalla burocrazia e dalla mancanza di infrastrutture sanno che solo noi abbiamo soluzioni concrete per loro: meno tasse, reddito di dignità per le famiglie in difficoltà, agevolazioni fiscali per chi assume stabilmente un giovane disoccupato, un grande piano di infrastrutture sfruttando i fondi europei per aiutare lo sviluppo delle imprese e creare posti di lavoro. Solo noi abbiamo la possibilità di vincere e di realizzare tutte queste cose. Se non accadesse, la situazione del Sud – dimenticato in questi anni dalla sinistra - rimarrebbe bloccata come oggi».

Cosa può cambiare invece?
«Molto. Tajani mi ha portato un regalo, ossia il programma che prevede un fondo finanziato dalla Bei, dalla Cassa Depositi e Prestiti e fondi strutturali per le infrastrutture, mirato per il sud. Prevede tra i 20 e i 30 miliardi entro il 2020, per avviare 250 miliardi di cantieri. Tutto ciò può produrre 500mila posti di lavoro». 

Ora voi escludete un governo con il Pd. Non crede però che poi, se non dovesse vincere nessuno, in nome del bene del Paese e del realismo patriottico possiate partecipare tutti a un Governo di unità nazionale? 
«Non sarebbe il bene del Paese, un governo fra forze diverse e incompatibili.

Sarebbe una forma di paralisi esattamente come non fare nessun governo. L’unico modo per evitare la paralisi è il voto a Forza Italia e al centrodestra, perché solo noi possiamo raggiungere la maggioranza in Parlamento per creare un governo. La sinistra è fuori gioco e i Cinque Stelle sono troppo deboli. Per questo ho parlato di voto utile. E’ interesse di tutti gli italiani, anche di chi è deluso o scettico, avere un governo che attraverso la flat tax possa ridurre le tasse anche a tutti e soprattutto ai più deboli, che cancelli le tasse sulla casa e sull’auto, l’imposta di successione e l’imposta sulle donazioni, che chiuda le pendenze fiscali di 21 milioni di italiani, che liberalizzi l’uso del contante. Non possiamo aspettare, dobbiamo affrontare le emergenze di chi è rimasto indietro, aumentare le pensioni agli anziani, agli invalidi e anche alle nostre mamme, rendere conveniente alle aziende assumere i nostri giovani a tempo indeterminato, garantire il reddito di dignità alle famiglie più povere. Anche un elettore che non ha mai pensato di votarci credo possa considerare importanti questi obbiettivi, ed aiutarci a realizzarli». 

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