Centrodestra, Berlusconi-Salvini: patto per cercare voti tra i grillini

Centrodestra, Berlusconi-Salvini: patto per cercare voti tra i grillini
di Mario Ajello
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Mercoledì 14 Marzo 2018, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 15:49

La legislatura dipenderà dalla tenuta del centrodestra. Se si rompe la coalizione, può partire una slavina che si fermerà magari col passare del tempo a un governo M5S-Lega con legge elettorale maggioritaria e voto subito in un nuovo schema bipolare: io contro di te, e vediamo chi vince. Scenario possibile? Tutto sembra possibile. Ma un punto fermo, almeno uno, già c'è: «Governo con i 5 stelle? Di sicuro mai un governo con il Pd», dice Salvini in giornata. E in serata, c'è il vertice a Palazzo Grazioli con Berlusconi, Salvini e Meloni. La delicatezza dell'incontro è ben presente a tutti e tre i protagonisti. Il primo ad arrivare è Salvini, e Berlusconi lo accoglie così, sorridendo: «Qui il padrone di casa sono io, ma il padrone della casa del centrodestra ormai sei tu». Uno scherzo, ma anche la realtà. E così, nel summit - anche per evitare un accordo Lega-M5S sulle presidenze delle Camere e eventualmente su un eventuale governo - si decide di dare a Salvini il mandato di trattare cercare voti tra i grillini. Ma non tanto trattando con Di Mai, bensì prendendoli radom tra i cinque stelle disponibili. E Berlusconi a Matteo e a Giorgia: «Guardate che poi non sono tutti tanto male. Qualcuno responsabile che potrebbe votare il nostro governo e i nostri presidenti si trova. Sono talmente tanti... E molti sfuggono al controllo di Di Maio e di Casaleggio».
Su questo schema di apertura ai grillini, però, la Meloni non è d'accordo. Il clima comunque è buono. La cena, dicono i presenti, anche. Si cerca di non litigare. Ci si riesce. A un certo punto la Meloni propone: «Matteo, perché il presidente del Senato non lo fai tu?». Sarebbe un modo per facilitare l'incarico per Palazzo Chigi o forse no. Comunque Salvini prende tempo. Per Berlusconi, l'importante è che Salvini non tratti in proprio con M5S. Perché sennò, salta tutto e la coalizione non c'è più». Si stanno sforzando di evitare questo big bang. E la serata di ieri sembra un passo avanti nell'unità. Che comunque è sempre a rischio.

LE COMITIVE
Nella sala da pranzo di Grazioli, Salvini si è fatto accompagnare da Giorgetti, Meloni da La Russa e Berlusconi li accoglie in compagnia non di Gianni Letta ma di Licia Ronzulli e Niccolò Ghedini: due abituati a parlare e a capirsi con il capo del Carroccio. Meloni dice a Salvini che non può giocare in coalizione come premier e da solo per le presidenze delle Camere. Salvini risponde a lei e Berlusconi: «Io non ho avviato nessun accordo con i grillini. Sono stupidaggini quelle che vengono messe in giro». Cioè sulla doppietta salvinista per Montecitorio e Palazzo Madama formata dal leghista Giorgetti e dal grillino Toninelli. Berlusconi in proposito avanza un'altra coppia: «Votiamo tutti Giorgetti alla Camera, e anche io mi opero per far arrivare su di lui consensi pure dai grillini e qualcuno dal Pd, e votiamo tutti Romani a Palazzo Madama, dove bastano i nostri voti».

Devono stare tutti insieme, cercando di superare le reciproche diffidenze. Berlusconi teme che Salvini voglia votare presto e c'è tra i forzisti chi lo vede già impegnato in una nuova campagna elettorale. E ancora: Silvio teme che Salvini voglia stare all'opposizione di qualunque governo possibile, di scopo o quel che sia, lucrando consensi ai danni di Forza Italia per poi incassarli nel voto magari già il prossimo autunno. Ma nella serata, più dei dubbi sono emersi i comuni propositi. E oggi Berlusconi vede a pranzo lo stato maggiore forzista, e poi presenta a Montecitorio i nuovi eletti del suo partito. Cercando di rassicurare tutti.

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