Elezioni, la solitudine di Lombardi: «Nessun aiuto da Roma»

Elezioni, la solitudine di Lombardi: «Nessun aiuto da Roma»
di Simone Canettieri
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Martedì 6 Marzo 2018, 10:30
Il destino è feroce e sembra divertirsi particolarmente, con Roberta Lombardi. Per esempio, mentre tutto il M5S accarezza sogni di governo in un hotel dei Parioli, lei, la grillina che dell'ortodossia fece un marchio di fabbrica e di guerra, viene relegata in un albergo a Ostiense. Dove però non si presenterà mai a commentare il suo terzo posto alle regionali. Attenzione: il luogo scelto, o forse impostole, non è casuale. Anzi, anche questo è molto beffardo. Proprio qui nel 2016 Virginia Raggi festeggiò la conquista di Roma e il contestuale inizio della guerra proprio con Lombardi. «Signori, il vento sta cambiando», disse allora, candida, la neo eletta sindaca.

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IL RISCHIO
Lo stesso vento che adesso soffia in verso opposto, e con violenza di nemesi, nei confronti della prima capogruppo del M5S alla Camera. Al punto che con il terzo posto (che balla tra il 26 e il 27%) adesso dovrà faticare, e non poco, anche per entrare in consiglio regionale per sedersi a fare opposizione a Nicola Zingaretti. Conteranno le sue preferenze e non aiuterà certo un voto di lista più basso rispetto a quello conquistato come candidata presidente.
In questo scenario, che sa di contrappasso forse esagerato, arriva anche l'ultimo segnale. Dopo ore ad attenderla in questo hotel così freddo e asettico rispetto a quello festaiolo e blu di Prussia dei Parioli, Lombardi decide di non presentarsi nemmeno per una dichiarazione. Resta Sconfitta e afona, rimangono i suoi cartonati. Ci pensa uno stoico Devid Porrello, consigliere regionale uscente, a placare le dietrologie dei giornalisti e candidati. Lei infatti si affida al solito post su Facebook. Pochi pensieri che lasciano evase troppe domande: «Per quanto mi riguarda, c'è chi diceva che un vincitore è un sognatore che non ha mai mollato. E io per questo, oggi, sento di aver ottenuto la mia vittoria».
C'è chi, nel M5S dove la fu «faraona» conta tanti amici quanti cospiratori, spiega questa scelta così: «È stata la comunicazione nazionale a imporle di non parlare, perché avrebbe rovinato la narrazione vincente di queste ore». Sarà così? Lei, nel dubbio, scrive pure: «Da domani i miei bambini avranno la loro mamma».

IL VOTO CAPITALE
Sulla carta, che però ormai serve come quella dei cioccolatini scartati, la candidata governatrice avrebbe dovuto puntare sul fattore «Roma», ovvero la Capitale del grillismo e del 35,7 del 2016. Invece, pallottoliere alla mano, nell'Urbe il M5S alle politiche è andato sotto alla media nazionale (30,2 contro il 32,7) e questo è l'effetto Raggi, si dirà. Ma poi Lombardi è riuscita a fare anche peggio: a perdere almeno altri 4 punti sul voto delle regionali, portando così il MoVimento sotto ai livelli del 2013, con l'ulteriore incredibile record del 21,9% a Roma come lista, che trasforma il Pd in primo partito (!).«Mi è mancata la spinta della Capitale», ha sussurrato l'ormai ex parlamentare. Traduzione: Raggi non mi ha dato una mano.

LA BATTUTA
Alla sindaca va il premio coerenza vinto con questa battuta intercettata in Campidoglio qualche tempo fa: «Adesso dicono che io e Roberta siamo amiche per la pelle? Certo, peccato che lei voleva esserlo sulla mia, di pelle...».
Non è un caso che «Virginia», ormai regina della rete e dei social, non abbia mai fatto un post o un tweet per Roberta (ma solo due uscite, tra cui la chiusura della campagna elettorale, obbligate e di protocollo). Stesso discorso per Luigi Di Maio, che passò l'estate in Sicilia per Cancelleri per le regionali, ma questa volta si è tenuto alla larga dal Lazio come un gatto. E quando il giorno del voto ha piantato le tende nella Capitale, ha deciso che il quartier generale dell'«ortodossa», lui che è il re dei pragmatici, fosse dalla parte opposta alla sua. Tutti piccoli dettagli che alla fine pesano, eccome, in questo film muto dove nessuno, per carità di patria, dice davvero quello che pensa. Parlano i voti, d'altronde.
E così certe strade si dividono e il M5S volta pagina. Virginia Raggi surfa tra le onde di queste politiche: oggi riunirà la sua maggioranza e annuncerà un rimpasto in giunta (salterà l'assessore al Commercio Adriano Meloni) per «rilanciare l'azione del Campidoglio». E soprattutto non rimanere fermi. Un'altra «pragmatica» in un mondo nuovo e più cinico.
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