M5S, la realpolitik dei neoeletti: «Ora a Palazzo Chigi o ci disintegriamo»

Toninelli e Grillo (ansa)
di Mauro Evangelisti
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Sabato 10 Marzo 2018, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 14:15

«Beh, per noi non è un problema restare all'opposizione», dice un neo parlamentare a 5 Stelle. Slalomeggia tra i divanetti della lobby dell'hotel Parco dei Principi (cinque stelle pure quello). Parioli, Roma. «No, no, rischieremmo di disintegrarci con così tanti parlamentari se restiamo troppo a lungo in minoranza», replica un altro, più scafato. «Dopo cinque anni mi sono stufato di stare all'opposizione», aggiunge pragmatico un altro. Frammenti di conversazioni nei capannelli nell'hotel dove Di Maio ha riunito i neo parlamentari. Ovviamente non hanno valore statistico. Un altro sostiene una tesi che guarda oltre: «Magari facessero governo Pd e centrodestra, andremmo sopra al 40 per cento».

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Location, location, location: cinque anni fa, quando M5S era un oggetto misterioso e pauperista, fu scelto un albergo con meno velluti a San Giovanni; questa volta tutti al Parco dei Principi, con Spa annessa ed era simpatico vedere i massaggiatori thai e i clienti in accappatoio passare tra i deputati. Qui facevano assemblee Pd e Forza Italia, per dire. E se nel 2013 tra i neo eletti M5S era un susseguirsi di zainetti, maglioni, tshirt con il simbolo della cannabis, questa volta ci sono più completi, cravatte, anche tacchi a spillo e belle ragazze. Vero, è un'osservazione frivola, però, concorda un parlamentare grillino di lungo corso: «Sì, qualcosa è cambiato».

Nel gruppo di senatori e deputati (su 335 i nuovi sono 235) molti sono lì un po' per caso (il maestro di judo, il pastore, quelli che si stringono in cinque su una utilitaria) tra i cooptati da Di Maio nell'uninominale ci sono professionisti, medici, ingegneri, docenti universitari, giornalisti. In ascensore premono il meno 4 fino alla sala Sforza, si mettono in fila per accreditarsi.

C'è chi cazzeggia «bloccatelo, è un giornalista», c'è De Vito, potentissimo presidente del Consiglio comunale di Roma, che fuma la ventiseiesima sigaretta e incassa i complimenti per la sorella Francesca eletta in Regione. La Raggi non è venuta, è in Campidoglio a lavorare, evitando che qualcuno dicesse che Roma è in emergenza-buche e lei va a riunioni di partito.

IL LEADER
Alle 13.44 si aprono le porte dell'ascensore, compare un sorridente ragazzo napoletano, completo scuro e borsa 24 ore: è Luigi Di Maio, ripete «buon giorno ragazzi», abbraccia De Vito e poi in due assemblee separate tra senatori e deputati incassa standing ovation, dice «dovete fidarvi di me, andremo al governo», etc etc. Il resto è più convention, che assemblea politica. Ma per capire cosa sia il nuovo Movimento 5 Stelle bisogna guardare a quanto succede attorno alle 16.30 quando i parlamentari se ne vanno. Premessa: con bus, car sharing, bike sharing, come nelle liturgie passate, non è venuto nessuno (vabbè, Vignaroli era con lo scooterone elettrico).

Il nuovo M5S di governo va in taxi. Nel messaggio di convocazione c'era scritto: «Ti consigliamo di arrivare con i taxi ed entrare direttamente nella hall per evitare l'assalto dei giornalisti». Ma quando si tratta di andarsene si crea la coda: la security ammassa i 300 parlamentari alla porta dell'hotel e li fa uscire, uno a uno, mano a mano che si palesa un taxi. Sembra Ibiza quando all'alba chiude il Pacha. Indimenticabile e involontaria comicità di uno della sicurezza che grida «fateli uscire solo quando c'è il taxi pronto»: fuori ci sono i giornalisti.

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