Salvini chiama i 5 stelle. Altolà di Berlusconi: possibile appoggio pd

Salvini chiama i 5 stelle. Altolà di Berlusconi: possibile appoggio pd
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Giovedì 15 Marzo 2018, 08:16
LA GIORNATA
ROMA Berlusconi e Salvini non consumano ancora la rottura ma al momento viaggiano su due strade diverse. Entrambi affermano che si troverà l'accordo prima nel centrodestra, ribadiscono l'intenzione di marciare uniti su un programma condiviso, anche quando cominceranno le consultazioni. Ma ieri il leader del Carroccio ha aperto al dialogo con i Cinque stelle: Di Maio? «Nessun pregiudizio sui ruoli. Sul governo, mai alleanza con il Pd, tutto il resto possibile», ha spiegato, «non stiamo rivendicando la presidenza del consiglio a prescindere, partiamo dai progetti». «Io avrei aperto a un governo con M5S? Sì, ho aperto la porta ma per cacciarli fuori!», il controcanto del Cavaliere che continua a sostenere la necessità di un esecutivo vero e di un sostegno dei dem su singoli provvedimenti, magari anche solo in Commissione.
L'altra sera è stato dato a Salvini il via libera per trattare sulle presidenze delle Camere e ieri subito ha sentito Di Maio («confronto franco e cordiale»), Martina e Grasso. Offrendo ai grillini il taglio dei vitalizi mentre Di Maio ha chiesto per M5S la presidenza di Montecitorio. Ma anche FI continua a giocare la sua partita. «Berlusconi mi ha assicurato che ha tenuto il punto», ha spiegato Gianni Letta ad alcuni esponenti azzurri riferendo che il Colle non ha alcuna intenzione di mandare il Paese a nuove urne senza una nuova legge elettorale.
Anche per questo motivo Salvini sta studiando una exit strategy. Intanto proverà ad allargare la maggioranza tramite una piattaforma programmatica. Non vuole accordi organici ma ribadisce serve «una solida maggioranza politica, non recuperando questo o quel transfuga. Non sono disponibile a partecipare a un governo a ogni costo che duri qualche mese». Cercherà una sponda con i pentastellati su alcuni punti concreti, appunto. Ma il giovane Matteo è consapevole che i numeri sono risicati e che non ci sono soldi a sufficienza nelle casse per fare la flat tax, l'abolizione della Fornero e il reddito di cittadinanza.
Ecco perché con i suoi ha aperto ad un governo a tempo. Un esecutivo guidato da una figura neutra, ancora da individuare, che abbia un perimetro chiaro, a partire dal no all'aumento dell'Iva e da una legge elettorale con un premio di maggioranza per poi andare alle elezioni il prossimo anno. Aveva pensato in un primo momento ad ottobre, ma considerato anche che gli «italiani sono stanchi» di nuove urne, si potrebbe ricorrere ai cittadini questo il nuovo limite anche in primavera. «Noi non abbiamo paura del voto, sono altri a temerlo», ha sostenuto. Nel frattempo Salvini farebbe partire l'operazione consolidamento: ovvero radicamento del partito al sud («Tenetevi pronti», ha detto ai suoi coordinatori del Mezzogiorno), congresso a settembre e progressivo svuotamento di FI.
GLI IMPEGNI
Berlusconi ha messo subito dei paletti («con Meloni e Salvini abbiamo fatto un accordo affinché non ci siano passaggi tra i partiti del centrodestra») e invitato i suoi a non ascoltare le sirene del Carroccio. «Salvini deve stare attento, rischia di bruciarsi come Renzi», ha spiegato ai suoi ribadendo di confidare molto nel Capo dello Stato. «Berlusconi non ha nessuna possibilità di smarcarsi», la tesi di Salvini. Sullo sfondo resta anche lo scontro sull'Europa (Berlusconi volutamente non ne ha fatto menzione all'assemblea dei gruppi) oltre che sulla regia delle trattative. Lo scoglio più duro è l'apertura di Salvini a Di Maio. Ieri c'è stata una telefonata tra i due: lo schema resta quello della divisione delle due Camere, Montecitorio al leghista Giorgetti (magari anche con qualche voto dem) e Toninelli al Senato. Ma nel pranzo con i vertici azzurri Berlusconi è stato categorico: «Se fanno un accordo anche di governo, con noi Salvini ha chiuso». Per cercare una soluzione l'ex premier continua a dire che ci potranno essere degli ingressi anche tra i grillini. «La verità è che Berlusconi non vuole fare il secondo», dice un big azzurro. Da qui la prospettiva di uno strappo a causa della guerra di logoramento all'interno del centrodestra con la Meloni che, riferiscono i suoi, si è stancata di mediare.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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