Referendum, decisivo il nuovo blocco sociale. E nel Pd solo l'8% ha tradito il leader

Referendum, decisivo il nuovo blocco sociale. E nel Pd solo l'8% ha tradito il leader
di Diodato Pirone
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Martedì 6 Dicembre 2016, 08:46
Cosa ha guidato le mani dei 19 milioni di italiani che hanno votato No e dei 13 milioni favorevoli al Si? Stando agli analisti il risultato del 4 dicembre è frutto dell'intreccio di di tre direttrici.

La prima: in pochissimi erano interessati al tema del referendum (la Costituzione) e allora gli italiani sono tornati ad abitudini antiche tracciando la croce come indicava il proprio partito. I tre poli, Democratici, 5Stelle e centro-destra, hanno ceduto gli uni agli altri e al non-voto quote inferiori al 20% del proprio elettorato. Renzi tuttavia - nel quadro di una sconfitta clamorosa - ha rosicchiato qualcosa agli altri due poli e all'area del non voto guadagnando più di quello che ha perso. Resta il fatto paradossale che i partiti sono tornati a svolgere un ruolo importante anche se non erano presenti sulla scheda.

In questo quadro l'analisi diffusa ieri dai sondaggisti della SWG offre dati interessanti. L'elettorato del Pd ha votato per l'83% per il Sì cedendo l'8% al No e il 9% al non voto. Alta fedeltà anche per i grillini, il 76% dei quali ha votato per il No. Analoghe le percentuali fra i berlusconiani e i leghisti. Gli indecisi senza partito si sono divisi al 27% per il Sì, al 38% per il No e al 35% per il non voto.

FIDUCIOSI & PESSIMISTI
Seconda direttrice: il voto risulta diviso per blocchi sociali, lungo la frattura ricchi/poveri oppure lungo quella fiduciosi/pessimisti. Il ceto medio e medio-alto, dagli insegnanti (dato interessantissimo) agli artigiani, dagli imprenditori ai dirigenti, si è grosso modo spaccato a metà e continua a mostrare un buona dose di fiducia. I ceti popolari, gli operai, le casalinghe, la fascia più bassa degli impiegati, i disoccupati, più in generale i giovani e ancora più in generale i meridionali hanno colto l'occasione per sbandierare il loro no per mostrare al mondo e a se stessi il disagio di chi pensa di non avere nulla da perdere. Un disperato voto di classe? In parte. In ogni caso, secondo gli analisti, il voto referendario evidenzia che i canali di comunicazione e le cinghie di trasmissione fra chi conta qualcosa e chi si sente emarginato continuano ad essere interrotti.

Ecco qualche cifra tratta dal dossier SWG: il Sì ha vinto a sorpresa fra gli artigiani; gli insegnanti di scuole medie ed elementari e meno sorprendentemente fra gli imprenditori e i dirigenti. Invece hanno scelto il No: il 73% dei disoccupati; il 71% dei commercianti; il 64% degli operai; il 62% dei liberi professionisti (molto colpiti dalla crisi e spesso vicini alla destra), il 60% degli impiegati. Spaccati quasi a metà pensionati e quadri.

Il terzo elemento in filigrana del voto riguarda i nuovi rapporti di forza fra vincenti e perdenti. «Il No - spiega Enzo Risso, direttore della SWG - è molto solido numericamente ma molto diviso politicamente. Mentre il Sì ha raccolto un blocco sociale, del tutto in fieri, che raccoglie gran parte del ceto medio produttivo, spesso privo di steccati ideologici e di partito, attorno ad una idea di trasformazione riformatrice del Paese».

IL RITORNO ALLA POLITICA
Secondo i flussi calcolati dalla SWG circa 4 milioni di italiani che non erano andati a votare alle europee del 2011 (quelle che lanciarono Renzi con il 41%) questa volta hanno optato per il Sì. «Si tratta di elettori in massima parte di ceto medio alto che non credevano alla rottamazione di Renzi e che invece domenica hanno puntato sulla modernizzazione dell'Italia», spiega Risso. E sempre il Sì, anche se è stato quasi ignorato dagli elettori di ceto basso che non vi trovano elementi di difesa e di riscatto, ha attratto il 27% dei non collocati politicamente, il 7% dei voti grillini; l'8% dei berlusconiani e il 9% dei leghisti.

«Fra gli elettori che non votarono alle europee e che invece si sono recati alle urne il 4 dicembre va segnalato il flusso di 6 milioni di persone che hanno votato per il No - sottolinea ancora Risso - E questo significa che domenica scorsa è tornato sulla scena una parte dell'elettorato di centro destra che precedentemente si era ritirato nell'astensione».
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