Renzi al Quirinale, il premier lascia dopo il sì alla manovra. Mattarella congela le dimissioni

Mattarella e Padoan
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Lunedì 5 Dicembre 2016, 11:18 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 13:00

Dimissioni congelate. Mezz'ora di colloquio al Quirinale in cui il premier Matteo Renzi ha confermato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'intenzione di rassegnare le dimissioni dopo l'esito della consultazione referendaria che ha bocciato le riforme costituzionali. Una decisione che il presidente del Consiglio aveva già annunciato nella notte quando ormai il responso delle urne era chiaro ma che formalmente saranno rese ufficiali una volta che si concluderà l'iter in Parlamento della legge di stabilità.

La richiesta arrivata dal Quirinale infatti è quella di «soprassedere» per ora alle dimissioni tenendo in considerazione «la necessità di completare l'iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio». L'intenzione del Capo del governo era quella di lasciare il suo incarico subito. E proprio Renzi ne avrebbe parlato in un primo faccia a faccia con il presidente della Repubblica questa mattina in un colloquio informale durato oltre un'ora. Da parte di Mattarella ci sarebbe stata invece la richiesta di
formalizzare le dimissioni a conclusione dell'iter della manovra economica. L'obiettivo è quello di chiudere in tempi rapidi, ecco perché per domani il presidente del Senato Pietro Grasso ha in programma una conferenza dei capigruppo proprio per discutere il percorso «sprint» della legge di stabilità.

Si lavora per trovare un accordo con le opposizioni ed arrivare entro venerdì al via libera del testo senza modifiche
in modo che non ci sia l'obbligo di un ulteriore passaggio alla Camera. La possibilità di raggiungere però un'intesa globale, almeno per il momento, appare difficile. Al netto infatti del Movimento Cinque Stelle, che sarebbe disposto a evitare barricate se si procedesse senza la fiducia, il centrodestra e Sinistra Italiana invece annunciano battaglia: «Le strane ipotesi su un possibile congelamento della crisi del governo Renzi, con l'approvazione accelerata della legge di bilancio grazie addirittura a cosiddette "fiducie tecniche", sono del tutto impraticabili», mettono in chiaro i capigruppo azzurri Paolo Romani e Renato Brunetta che si dicono pronti a discutere solo se dalla manovra venissero «stralciate tutte quelle parti che riguardano piccoli e grandi finanziamenti di mero sapore elettorale che oggi compongono il testo della legge all'esame del Senato». Sulla stessa linea anche la sinistra che parla di «errore» il dover «immaginare di chiudere in modo affrettato l'iter parlamentare della legge di bilancio».

Legge di Stabilità a parte, l'altro capitolo che Renzi si appresta ad affrontare riguarda il Partito Democratico. La
direzione del Pd inizialmente prevista per domani è stata spostata a mercoledì. L'occasione servirà non solo per fare un'analisi di quanto accaduto ma anche per capire quali saranno le mosse future. «Non credo che Renzi si dimetterà da segretario», dice Massimo D'Alema convinto che il leader Dem avrebbe dovuto lasciare il suo incarico dopo il risultato delle amministrative. A smentire l'ipotesi che il capo del governo possa lasciare la guida del Pd è il capogruppo alla Camera Ettore Rosato: «Il partito vuole che continui a fare il suo lavoro».


Renzi è stato per una mezzora scarsa in serata al Quirinale, dopo un colloquio di un'ora della mattina. Renzi avrebbe confermato oggi in Consiglio dei ministri, secondo quanto riferiscono più fonti, l'intenzione politica di dimettersi. Ma la formalizzazione delle dimissioni avverrà, avevano spiegato le stesse fonti, solo dopo l'approvazione della manovra che nelle intenzioni del governo dovrebbe avvenire nei tempi più brevi possibili, forse già in settimana. 

Dopo il faccia a faccia di stamani il messaggio di Mattarella era stato piuttosto chiaro. «Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento», ha detto il capo dello Stato. E la prima, più imminente, delle scadenze è quella di mettere in sicurezza la legge di Bilancio. Questa la lettura che viene fatta in Parlamento delle parole di Mattarella.


«L'Italia è un grande Paese con tante energie positive al suo interno. Anche per questo occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco», si legge nella nota diffusa in mattinata dal presidente della Repubblica. «L'alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva - ha continuato Mattarella -. Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento».

La riunione del Consiglio dei ministri che ha preceduto la vista di Renzi al Colle si è conclusa con un breve brindisi in cui il presidente del Consiglio ha confermato l'intenzione di rassegnare le dimissioni dopo la sconfitta nel referendum costituzionale. Lo si apprende da fonti di governo. Il brindisi è stata l'occasione per il premier per ringraziare la sua squadra. «Grazie di cuore», ha detto.


«Tutto è iniziato col 40% nel 2012. Abbiamo vinto col 40% nel 2014. Ripartiamo dal 40% di ieri!», ha scritto su Twitter Luca Lotti.

Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi su Facebook invece ha scritto: «Peccato. Avevamo immaginato un altro risveglio: istituzioni più semplici in Italia, paese più forte in Europa. Non è andata cosi. Ha vinto il no, punto. Adesso al lavoro per servire le Istituzioni. Mettiamo al sicuro questa legge di bilancio. Poi pubblicheremo il rendiconto delle tante cose fatte da questo Governo. A tutti i comitati, a tutti gli amici e le amiche che ci hanno dato una mano, grazie. Decideremo insieme come ripartire, smaltita la delusione. Un abbraccio», ha scritto Boschi

Intanto mercoledì alle 15 si riunirà la Direzione nazionale del Partito democratico per l'analisi della situazione politica. «Non credo che Renzi si dimetterà da segretario di Pd, la direzione è convocata per mercoledì e penso che non potremo sottrarci alle tante domande», ha detto Matteo Richetti, fedelissimo del premier, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.


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